Origine di Gesù: La prospettiva insolita

Origine di Gesù: La prospettiva insolita

Superato l’iniziale turbamento, l’angelo non solo rassicura, ma inizia un dialogo chiarificatore dell’evento.

Questa giovane sposa, che viveva in zona collinare, in territorio paganeggiante (Galilea dei pagani), e in un borgo deriso (“Che cosa di decente può venire da Nazareth?” Gv 1,46), ebbene questa donna, dopo il trauma dell’incontro non si chiuse in difesa, ma accettò di dialogare.

“Ed ecco – dice l’angelo – concepirai nel ventre, partorirai [il] figlio e chiamerai il suo nome Gesù”. L’annuncio è chiaro: accoglierai insieme (sillambano) nel ventre. L’angelo nota l’inizio “accoglierai”: ossia fin dall’inizio viene adoperato un verbo attivo: non ti sarà imposto, ma tu accoglierai. Questa azione di Maria sarà più chiara alla fine del dialogo, quando Maria accetta l’opera di Dio. Nelle cose di Dio, il Vecchio Testamento e frasi del Nuovo Testamento, si usa il passivo. Invece con Maria si inizia l’attivo del fare la volontà di Dio, non di subirla.

Poi l’azione continua attiva: tu partorirai, tu lo chiamerai (ossia lo costituirai) Gesù.

L’angelo presenta un figlio grande, ossia un figlio-Gesù, cioè “Jahveh è salvezza”. Il nome non era nuovo. Giosuè lo attuò salvando il popolo dall’idolatria.

L’angelo cerca di spiegare il significato del nome: “Questi sarà grande e [cioè] figlio di Altissimo e a lui darà il Signore il trono di David, suo padre (antenato), e regnerà sulla casa di Giacobbe lungo i secoli e il Regno di lui non sarà fine”. Niente di più!