Ottimismo guaritore

Ottimismo guaritore
L’ottimismo cristiano viene alimentato dall’orizzonte della risurrezione, e perciò può sempre dire, per sé per la Chiesa per il mondo: “Alla fine tutto andrà bene!”.
Allora le sofferenze sono sempre considerate non catastrofi, ma opportunità. Opportunità per riattizzare sempre la speranza, principalmente quella che si appoggia alla preghiera. La preghiera non tanto come ricordo, ma soprattutto come prospettiva.
La preghiera, quella cristiana che si inizia con il “Padre”, preghiera di sicurezza nella fiducia, non invocazione nella lontananza: non “esilio” nel corpo, ma piuttosto presenza in famiglia: non urlo a un Signore, ma confidenza con un Padre.
L’ottimismo cristiano dona solidità, però bandisce ogni faciloneria. Essere ottimisti è una cosa seria, perché si basa sulla fede nel Padre e nel Cristo Redentore. Non è sorriso sarcastico sulle miserie umane, ma è assunzione serena di tali miserie, per trovare nella speranza che viene dalla certezza di essere con il Padre, il riferimento impegnativo del nostro esistere.
L’ottimismo cristiano non è risata: esso è sorriso; non scoppio momentaneo, ma distensione serena continua. L’ottimismo è uno stato, non un episodio di divertimento. Non si nutre di spettacoli, ma si interiora nella contemplazione.
Resta sempre chiaro che, senza Gesù, non esisterebbero né sorriso, né ottimismo cristiani. In lui ogni giorno rivolgiamo il nostro occhio, scrutando il Vangelo, in lui rivolgiamo il nostro cuore lasciandolo entrare in noi e invaderci con l’Eucarestia. Solo Gesù, solo da Gesù, solo in Gesù.
27.11.16