Pari opportunità

Pari opportunità
Par condicio. Ministero delle pari opportunità, e via elencando.
Per noi, credenti, il riferimento per una parità assoluta, dove uno ha la stessa vita dell’altro, è la dolcissima trinità di Dio. La parità “assoluta” tra “Persone” (se così si può parlare di Dio, a quanto dice il catechismo) è da sempre vissuta nella Trinità.
Gesù, “abituato” alla Trinità, porta la “pari opportunità” in terra. Quella “parità” che Paolo esprime così: “Non c’è più Greco o Giudeo, circonciso o incirconciso, barbaro o Scita, schiavo o libero” (Col 3, 11). Quindi si tratta di eguaglianza, di pari opportunità, senza distinzioni. Allora libero sfogo a ogni libertà, a ogni licenza, civile, sociale, sessuale, ecc.. Quindi le leggi sulle coppie gay, sui generi maschile o femminile, su tutto e in tutti uguaglianza. Tra le altre iniziative per la parità di diritti, perché un ladro deve essere chiuso in carcere e una persona onesta abitare a casa propria?
Però a caratterizzare l’uguaglianza espressa da Paolo, c’è una parolina, che i legislatori europei ed italiani hanno cassato dai loro statuti: “In Cristo”: “Cristo tutto in tutti” (ib.).
Soltanto chi è di Gesù può vantare una vera “par condicio” e godere delle giuste pari opportunità. Altrimenti scatta la profonda differenza che così è espressa nella Lettera ai Corinti di Paolo: “Quale rapporto ci può essere tra giustizia ed empietà, o quale unione tra luce e tenebre? Quale intesa tra Cristo e Beliar, quale società tra credenti e non credenti, quale accordo tra tempio di Dio e gli idoli? “Noi siamo il tempio di Dio” (2 Cor 6, 14-16). Ecco servito un certo tipo di pari opportunità.
15.06.18