Parlere di Dio

Parlare di Dio
Mi sembra di scorgere in colui che si dichiara ateo, la pretesa di giudicare ciò che si riferisce a Dio, utilizzando gli schemi umani.
C’è dell’ateismo nascosto, anche in chi si proclama credente, ma crede a quel Dio, che corrisponde alla propria misura.
Noi stessi corriamo il pericolo di un qualche ateismo, quando, per esempio, la misericordia di Dio la vediamo secondo certe forme nostre di lassismo.
A noi riesce difficile pensare che la misericordia eterna del Padre, abbia previsto la passione atroce di Gesù. Conseguentemente ci è ostico ringraziare il Padre per le sofferenze, che subiamo. Eppure tutto e sempre è misericordia, in questo nostro quotidiano vivere una vita voluta e sostenuta dal Padre.
Non si tratta di abbandonarci a una quota di fatalismo: il male deve essere cancellato. Altrimenti quale senso avrebbero gli interventi di Gesù a beneficio dei malati? No, si tratta invece di scoprire la grande misericordia di Dio, nel permettere il male. Almeno per quell’effetto positivo della preghiera, cioè di quel “liberaci dal male”. Se il nostro male è stimolo a pregare, ad assumere un contatto più stretto e più cosciente con Dio, il male diventa grazia, se non per sé almeno per l’effetto della preghiera.
Le misure di Dio sono infinite. Quindi superano di gran lunga le nostre misure. Perfino quando affermiamo che Dio è infinito, già misuriamo Dio con il nostro concetto di “finito”.
Gesù, l’amico sempre caro, ci indica il modo più semplice di “definire” Dio, indicandolo nelle modalità, con le quali arriva a noi. La prima è la sua misericordia paterna.
23.04.19