Perdono facile

Perdono facile
Taluni, dopo il ravvedimento per le colpe o per i peccati commessi nel passato, continuano a torturarsi, quasi ignorando se il Signore li aveva “davvero” perdonati, o se il loro pentimento è di tale fattura da meritare il perdono di Dio.
Un episodio del Vangelo di Luca e uno riportato nel Vangelo di Giovanni sono dimenticati da chi si tortura per il male commesso. Di corsa, ricordo che il tormento può essere causato da alcuni fattori. Uno: sono veramente pentito e la confessione mi ha liberato? L’altro: continuo a convincermi che ciò che ho fatto non va ricordato, sebbene emerge spesso e io non mi pento, ma mi sforzo di convincermi che non era un male autentico.
Il primo episodio è di una semplicità stupenda: “Signore, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno”. “Oggi sarai con me nel Paradiso”. Una speditezza stupenda: chiedi perdono e ti capita subito il Paradiso! Il pentimento semplice donato a Gesù, introduce subito nella gloria di Dio.
D’altro canto, ecco l’adultera sul punto di essere lapidata. “Io non ti condanno; però non peccare più”. Dove la sicurezza del perdono si aggancia non a ulteriori pentimenti, ma alla novità del comportamento.
È facile essere perdonati da Dio. Quel Dio che legge nel cuore del ladrone pentito, e nell’angoscia della donna condannata a morte. Quel Dio che non è sadico, tanto da godere del maciullarsi psichico degli erranti, ma vede in loro il bisogno di purificazione e di pace.
26.04.18