Perfezione e difetti 1

Perfezione e difetti 1
Ci sono delle tendenze umane, che la società (civile?) da tempo ha giudicato negative, ossia difetti. Abituati a considerare la forza come pregio, la debolezza è stimata come una mancanza, ossia, in termini tecnici eppure usuali, difetti. Insomma detta regole l’Achille di turno.
Difetti sono tutte le qualità che la società, ammalata di eroismo (sia classico, sia affidato agli stupefacenti), non corrispondono alla sua idea di persona umana completa.
Stranamente fu detto (per molti inutilmente): ha fatto crollare i potenti, e ha sublimato gli umili. Una frase indigesta a chi dell’eroismo perfetto fa un culto, una meta.
Perfino nel cristianesimo sembra siano proclamati santi, soltanto i perfetti, secondo una esigenza clericale, che si è infiltrata nel sentire del popolo. Hanno inventato perfino “gli stati di perfezione” per indicare le persone che, purtroppo spesso senza conoscersi, si uniscono per scambiarsi la fede, e per vivere l’unione fraterna.
Fuori di questi schemi sociali, tutte le qualità sono difettose. Così sono stimolate le persone a farsi perfette, coltivando in esse un continuo sentimento di inadeguatezza, che nutre un sentimento di inferiorità, terreno sfruttato dal commercio, e dai superiori, civici o religiosi, che si beano nel poter comandare e sottomettere.
Intanto le debolezze restano, i difetti non si tolgono, e producono scontentezza, scrupoli, disperazione. Si affaccia allora anche la necessità del suicidio.
Ma davanti a Dio esistono davvero i difetti, o esiste soltanto la finitezza umana?
09 .01.18