Posizione sublime

Posizione sublime
“Ci ha risuscitati e insediati nelle regioni celesti in Cristo Gesù, affinché indicasse nei tempi che sopraggiungeranno la incalcolabile ricchezza della sua grazia, secondo la bontà verso di noi in Cristo Gesù”.
Un passo oltre Paolo mostra. Non soltanto Gesù ci ha spinto nel passaggio dalla morte alla vita, ma la sua salvezza è stata sovrabbondante: non solo salvi, ma elevati. Si profila così quella mentalità, che farà esprimere quel “Agnosce, christiane, dignitatem tuam!”. Rendersi conto della nostra dignità di cristiani.
Nel Medio Evo la chiesa latina si era fermata sul peccato, e i cristiani osservanti erano definiti quali “penitenti”. Le manifestazioni, anche pubbliche, di flagellanti e di battuti erano eclatanti. Contemporaneamente la chiesa orientale esaltava la bellezza del Cristo e dei cristiani. Da una parte l’esaltazione del crocifisso, dall’altra l’esaltazione del Cristo Pantocrator, il dominatore dell’universo. Da un lato i penitenti, dall’altro il predominio dei lodanti. Fu così che lo zar di Russia, quando volle la cristianizzazione del suo popolo, preferì Costantinopoli a Roma.
Paolo non nega nessuno dei due momenti, ma li gerarchizza: sotto i penitenti e “nell’alto” i gloriosi. I penitenti sono perdonati, e i perdonati sono elevati a gloria.
Noi siamo già insediati con Gesù nei cieli, con lui già risorti; però per gioire e non per fermarci, perché un futuro di gloria ci attende ancora. La gloria di Gesù è definitiva, la nostra è crescente, però sempre sulla base dell’opera misericordiosa di Dio, che continua a perfezionare, nel tempo, quanto manca ancora a noi, per la completezza della passione e della gloria di Cristo nella chiesa.
29.08.15