Pregare nel suo nome

Pregare nel suo nome
Spesso soffriamo di delusione, se le nostre richieste nella preghiera, non sono esaudite. Nemmeno dopo preghiere insistenti come quella della vedova, come ricorda il Vangelo. L’apostolo avverte che non si è esauditi nella preghiera, se si chiedono cose sconvenienti.
Gesù comunque assicura l’efficacia della preghiera, a una condizione: chiedere “nel suo nome” (Gv 16, 23-24). Chiedere in armonia con la sua persona. Ciò indica la vera condizione della nostra preghiera da cristiani, ossia la preghiera che riconosce Dio Padre per ciò che lui è: Sia santificato [riconosciuto divino] il tuo nome, ossia la Persona del Padre [il nome di Dio]. L’importante è chiedere lo Spirito, perché è certo che il Padre lo concede a chi lo chiede (cfr. Lc 11, 13).
La preghiera nel nome di Gesù, è autentica preghiera nostra. Tanto più che la preghiera, non è solo richiesta, ma prima di tutto è entrata a Dio. Non è importante ricevere subito ciò che si chiede, ma è vitale, nel pregare (l’orazione di Dio, secondo il Vangelo) trovarsi nel Dio che si prega. Chi prega, prima di tutto sa di “essere indiato”. Il contatto della preghiera al Padre, è già nostra presenza in Dio, e presenza di Dio in noi. Già l’interazione di pregare è un tuffo nelle braccia del Padre.
Il pregare è essenziale. Ciò che si dice o anche si chiede, è secondario. Perciò anche quando la nostra debolezza è invischiata in facili distrazioni, resta fermo e vivificante il “contatto” con il Padre.
Inoltre tutta la nostra esistenza è un trovarci preghiera nel Padre.
25.05.18