Preghiera del cuore

Preghiera del cuore
L’obbligo di recitare le “ore canoniche” è assunto da chi è investito del diaconato, o da chi emette i voti religiosi perpetui.
L’obbligo è poi guidato dai libri liturgici approvati. Ci si trova così anche a dover recitare (recitare o sentirli nostri?) i salmi, desunti dall’Antico Testamento.
E così ci si incontra a dover dire: “Combatti i nemici, io odio chi fa il male, ecc.” e simili frasi, non in armonia con Gesù che ci dice chiaramente di “amare i nemici”.
Durante il noviziato mi era stato indicato di pensare al diavolo, ogni volta che si incontrava il nemico: così si seguiva il salmo, con un’avvertenza laterale, non sempre a disposizione.
Restava anche l’escamotage (indicata anche per la recita del Rosario mariano) di andare avanti recitando formule, senza fermarsi sul loro significato, ma pensando ad altro. Proprio come avviene per le distrazioni durante la preghiera.
Insomma tutte indicazioni a tirar dritto senza pensarci. E il cuore, la voglia di trovarci tutti (parole, pensiero, cuore) con il nostro Padre? Proprio quello che criticava Foscolo nei “Sepolcri”, dove accennava alla preghiera prezzolata.
Ma, se chiediamo aiuto al Padre, egli ci fa ricordare una cavatina inventata dai moralisti: officium pro officio valet. Se si cambia una preghiera con un’altra l’obbligo è osservato. Questo è già apertamente applicato alla recita di compieta.
Può essere applicato anche al cambio deciso dal singolo, nella recita privata? Sarebbe bello poter scegliere solo i salmi che esprimono confidenza e fiducia in Dio, lode al suo amore e altro. Se vale un officio per un altro, e questa è un’indicazione favorevole, l’altro effato dice: che i favori son dilatabili.
07.03.18