Rinneghi!

Rinneghi!
Il Vangelo oggi mi ripropone il “Rinneghi se stesso”. È un’indicazione all’annientamento? Al buttar via tutto quanto mi è stato donato, dalla sublime capacità di vedere, a quella di camminare, di amare, di apprendere? Insomma siamo nella condizione di Abramo, al quale Dio ha donato un figlio, e lo stesso Dio ordina di eliminarlo in un sacrificio?
Il “rinneghi se stesso!” non è un gioco sarcastico del Dio, che dona e annienta. È la bontà di Dio, che ci indica come vivere e potenziare il suo dono. È l’indicazione a non pretendere che i suoi doni (vita, amore, intelligenza, fede, Gesù, Chiesa) siano dovuti a noi, come a “uomini fattisi da soli”. È il dirci di non pretendere di essere i padroni delle cose sue. Noi siamo suoi, suo popolo, e gregge del suo ovile. Lo dice a Pietro: “Pascola le mie pecore”.
Il “rinneghi se stesso”, non è uno scartare i doni di Dio, ma il viverli correttamente per sentirne tutta la loro bellezza e la loro efficacia.
Dono di Dio è anche la scienza. Sociologia, tecnica, filosofia, sono creazione dell’uomo, a sua volta creato. Dio stende la sua misericordia, anche sulla scienza e sulla sociologia, affinché non deraglino dalla via voluta da Dio. E, nel nostro tempo, quando le scienze compiono passi enormi, la misericordia di Dio le deve indirizzare affinché non compiano passi enormi fuori strada. Anche lo scienziato e il sociologo devono “rinnegare se stessi” con il non pretendere di fare della scienza un idolo, che si oppone a Dio.
Il rinnegare noi stessi, le nostre insane pretese, fa parte di quel “perdersi per guadagnarsi”.
11.02.16