Riprendere Gesù

Riprendere Gesù
Una domanda sulla predicazione: ho predicato la teologia, oppure ho predicato Gesù? La domanda non è oziosa.
Nei quattro anni del “corso teologico” necessario per essere ordinati sacerdoti, la “ratio studiorum”, considerava quattro o cinque ore di “teologia dogmatica” e un’ora, nemmeno in tutti i corsi, di “introduzione biblica” portando l’esegesi biblica soltanto nei corsi detti seminari.
Necessariamente la predicazione ne subiva la conseguenza, e anche l’omelia “sul Vangelo” era una spiegazione teologica, quando non si fermava su osservazioni di pratica etica. Gesù c’era sempre, ma quasi in sottofondo.
Paolo predicava Gesù, e questi addirittura crocefisso. Lo scoppio primitivo dell’annuncio era ripieno di Gesù, morto e risorto.
Allora le persone si facevano battezzare nel “nome di Cristo”, ossia per partecipare alla persona di Gesù. Certamente oggi sentiamo la necessità di convertirci semplicemente a Gesù. Perno irrinunciabile: la sua risurrezione, o, meglio, Gesù morto e risorto.
Gli Atti degli Apostoli, nei diversi discorsi, sono maestri nell’indicare la strada della conversione a Gesù, quella strada che dovette imboccare anche “Saulo”, il quale la esplicitò nelle sue lettere.
Se sfuggiamo a Gesù, domande talora angoscianti rimangono eluse: perché il male? Perché la creazione? Perché Satana? Perché la cattiveria e il peccato degli uomini? E innumerevoli altri perché. Gesù li ha affrontati e li ha vinti, grazie alla salvezza da lui apportata.
13.04.18