Sperare

Sperare

La morte che uccide l’uomo, prima della morte, è la mancanza di speranza. Chi non spera, dentro di sé, è già morto. Aiutare il riaccendersi della speranza nelle persone è compito e missione del credente.

Del Messia, il profeta dice che non spegnerà il lucignolo fumigante, che può recare fastidio e forse perfino pietà.

Aiutare dunque il riaccendersi della speranza, di qualsiasi tipo di speranza. La speranza infatti, come la fede e l’amore, è unica e unitaria nella sua fonte interiore, sebbene diversificata negli oggetti verso i quali si orienta e si dirige.

Perciò ogni speranza è speranza, anche quando il nostro criterio critico giudica inconsistente e vano l’oggetto della speranza. All’inizio della ripresa dello sperare, non è lecito spegnere la speranza. Neppure nel cuore del bambino orfano che desidera e attende il ritorno della madre, e perfino la vede durante i sogni ad occhi aperti.

La speranza del ritorno della madre morta, del ritorno dall’amante fuggita, della ripresa dell’azienda fallita, della vittoria nella partita di calcio.

Poi, con la pazienza e con la preghiera, ci si accorge che esiste un oggetto di speranza non crollabile, non vana. All’inizio tale oggetto si affianca al primo diverso oggetto della speranza, poi prende tanto spazio da inglobare l’altro oggetto di speranza: inglobarlo, non distruggerlo; sublimarlo, non vanificarlo. Altrimenti la speranza resterebbe monca.

Sperare non solo le piccole cose caduche, ma le immense distese del divino. Poi si vedrebbe, con limpidezza, che tutte le cose belle sperate in terra, le avremo infinite in cielo, in Dio.

16.01.14