Tenebre vinte

Tenebre vinte
Paolo assicura che in Gesù, Dio “ci ha liberato dal potere delle tenebre”. È una liberazione confermata, oppure deve essere invocata e applicata, anche con azioni esorcizzanti? Gli esorcismi, ai quali si rivolgono parecchie persone, oppure le grandi penitenze, sono necessari dopo che ci “ha liberati” (Col 1, 13), o meglio “ha strappati”? Il greco ha un passato (errusato), perché è cosa fatta e conclusa.
Secondo Paolo questa è una garanzia, che è confermata con il resto della stessa frase: “e ci ha trasportati nel Regno del suo Figlio amato”. Da tale situazione nasce il bisogno di “ringraziare con gioia il Padre” perché così ci ha abilitati alla capacità di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
Tutto questo splendore è solo vana prospettiva, oppure è esplicazione di quell’essere risorti con Cristo?
È detto “siete risorti”. Giovanni ci avverte che siamo già figli, sebbene attendiamo di conoscere noi stessi, quando conosceremo lui.
Sono due i momenti: quello dell’essere e quello della scoperta di ciò che siamo. Quella scoperta che attendiamo con sempre più intenso desiderio, quanto più si avvicina il momento della “beatitudine”.
Nel presente si loda Dio con gioia. La gioia possibile nel presente, man mano che la fede, seminata dallo Spirito Santo, si inserisce sempre più sentita nelle nostre cellule. Quelle cellule che il Padre ha destinato alla sua accoglienza: venga il tuo regno!
La fede autentica si vive nella gioia della speranza, nell’attesa che si verifichi e si realizzi la nostra totale immissione in Dio.
27.12.17