Trasmettere

Trasmettere
Io trasmetto o insegno? Se insegno, ricordo che uno solo è il Maestro?
Come cristiano, in ciò che riguarda il mio rapporto con Gesù e con il Padre, io non posso insegnare nulla. Gesù solo è il Maestro: io un discepolo che trasmette la lezione avuta dal Maestro, il “Vangelo”. Mi è lecito ovviamente aggiungere qualche mia riflessione, ma ciò non è una lezione, perché l’unico Maestro è Gesù, e soltanto i piccoli lo capiscono. Se uno si erge a maestro non è più piccolo e corre il rischio di tradire la verità. Questo è il destino delle eresie, di ogni eresia, anche di quelle domestiche, che spesso si annidano nei nostri dubbi, talvolta espressi con l’aria di chi dice: “A me non la si dà da bere”.
Trasmettere sì gli stessi vocaboli, ma innanzitutto lo stesso spirito profondo. Paolo non ripete le parole degli evangelisti (anche perché non sempre coevi con lui), ma l’azione e lo spirito di Gesù, ciò che fa il succo di quello che lui definisce “il mio vangelo”.
Trasmettere non è necessariamente ripetere, sebbene non rare volte il ripetere le parole di Gesù o degli Apostoli, soccorrono a confermare l’autenticità delle stessa trasmissione.
Per trasmettere è necessario prima appropriarsi (e non raramente con fatica sposata alla preghiera) di quanto si deve poi trasmettere.
È ovvio che nell’appropriarsi della verità evangelica e nel trasmettere è necessaria l’azione dello Spirito Santo di Dio. Lo stesso Spirito che agisce nel primo esprimere tale parola, nella bocca di Gesù e in ogni profezia, ed agisce in colui che riceve la parola rivelata, affinché percepisca che essa non è parola prettamente umana, ma Dio che si comunica.
07.03.18