Vangelo e gioia

Vangelo e gioia
Il Vangelo è frutto di amore. Ogni pagina trasuda di amore. E soltanto amandolo si intuisce e si gusta. Scorrere le pagine del Vangelo, o per curiosità o per “leggere qualche cosa”, in noi non nasce nulla, perché manca la sintonia, tra ciò che il Vangelo è (Persona che si offre) e la persona che non è tutta dentro l’azione che sta compiendo.
Ci si immerge nella lettura del Vangelo come abbandonandosi a un abbraccio. È bello e necessario abbandonarsi al Vangelo, nutrire una certa passione, come quella che mostrava Benigni, quando declamava Dante.
Il Vangelo lo si gusta, facendolo, o almeno proponendosi di farlo.
Il Vangelo lo si fa, non solo sapendo che quanto è scritto non è un semplice racconto, e neppure una sollecitazione, ma vivendolo come “cosa già nostra”. Infatti noi siamo già partecipi di Gesù, e quindi partecipi di ogni sua espressione.
Uno dei segnali della nostra partecipazione di Gesù-Vangelo, è una certa commozione che sorge nel contatto con lui.
Ricordo di aver assistito a una persona, che declamava una poesia di Pascoli. Era così presa dal testo, che si mise a singhiozzare e non poté completare la declamazione.
Non dico di arrivare a tanto; però assistere a una lettura piatta del Vangelo, durante la Messa, lascia perplessi, quasi tristi.
Le “letture” della Messa, sono lì per indicare la bellezza e la forza del dono di Dio, che ama e che salva. Sono il trionfo dell’amore di Dio, che proclama la strada della gioia umana; e chi proclama non salta di gioia!?
Le “letture” ci dicono quanto Dio in quello stesso momento della lettura ci ama e ci salva, e purtroppo spesso il nostro cuore resta freddo!
15.04.19