Volle vicini i suoi

Volle vicini i suoi
Vivere la Pasqua, vivere della Pasqua. Ossia vivere la Risurrezione di Gesù, pregustando in essa la nostra risurrezione.
La comunità si raduna per ritrovarsi nel risorto. Il mondo è paese e ogni comunità cristiana è la nostra comunità e ogni messa è la nostra messa.
Eppure altro è vivere la Pasqua assieme con persone che conosciamo e che solitamente fa la messa con noi; altro sapore è la messa, pur essendo lo stesso Gesù presente, tra sconosciuti, uniti tra di loro dalla stessa fede, ma non dallo scambio di emozioni affettive.
Gesù si era espresso così con i suoi: “Ho tanto desiderato vivere la Pasqua con voi”. Addirittura chiede ospitalità non tanto per vivere la Pasqua con l’ospite, ma proprio con i suoi.
Sembra talvolta che la Pasqua sia davvero “dove vuoi”, mentre il Natale sia tra i “tuoi”.
Per più di uno Pasqua, che per aiutare i credenti è giorno di festa, sia solamente il rito vacanziero della gita, o il passare il tempo con i consanguinei.
Gesù non ha radunato i “fratelli” di sangue, ma i suoi avvinti a lui dalla sua parola e dalla sua persona.
Talvolta si ha l’impressione che la vera Pasqua non sia il cibo eucaristico, ma il panettone o l’uovo di cioccolato. Gesù, nella sua bontà, vola sempre sulle nostre mense anche pasquali, ma desidera che noi voliamo verso la sua mensa, noi, cioè quei suoi che sono legati tra di loro, perché vincolati dalla presenza di Gesù.
Per osservare il precetto ecclesiastico è bastante assistere a una messa: ed è bene. Però radunarci per vivacizzare la “nostra” mensa, è meglio.
20.04.19