Correi o martiri

Correi o martiri
Quale l’atteggiamento quando ci viene imposto un comando, che, riflettendo con il Vangelo, noi scopriamo ingiusto o, come dice S. Francesco, contro la nostra anima?
Si prospettano due ipotesi: sottomissione o ribellione. I martiri hanno insegnato. Chi si sottomette a un comando ingiusto, diventa correo. Chi si ribella va incontro al martirio (di ogni genere, perfino quello della dilacerazione dell’emotività). Dunque: correi o martiri. Via di mezzo è arduo trovarla, che non sia quella dell’acquiescenza timorosa, per salvare la quiete esterna, non quella della coscienza.
Adattarsi passivamente non è in armonia con la verità. Sublimare la sottomissione, corredandola di motivi religiosi? Ossia “fare la volontà di Dio” scambiando la volontà degli uomini (anche legittimamente eletti o nominati, come gli imperatori romani, o i satrapi di ogni specie), con quella di Dio?
Ricordo un prefetto di classe, quand’ero in collegio religioso, che continuava a pontificare: chi obbedisce a me, fa la volontà di Dio! Poi ho scoperto le sue tendenze pedofile. È arduo fidarsi degli uomini, quando si presentano interpreti di Dio, anche quando il potere l’hanno raggiunto in modo truffaldino, o con la guerra (ricorda la storia degli dei della Mesopotamia).
Nostro Padre ci ha donato intelligenza e libertà. La nostra libertà può essere associata ad altre libertà, che unendosi alla nostra, d’un lato la limita e dall’altro la moltiplica, però non può estinguersi sotto i colpi del potente di turno. La libertà è un dono, che va rispettato, sia da noi che da altri, e utilizzato per il bene.
06.04.17