Nell’attesa Lui è presente

Nell’attesa lui è presente
Saper attendere è un grande dono di Dio.
Attendere proprio ciò che ci spetta “per natura”. La nostra patria è nei cieli: ci assicura Dio, tramite l’apostolo.
Non riusciamo a capire che, anche quando abbiamo tutto, ci manca ancora qualche cosa per completarci. Sotto sotto, ci sentiamo degli espatriati, che non possono godere i diritti nativi. Poi la parola di Dio, ci spiega il perché di un nostro certo malessere. È da ricordare che la nostra patria è nei cieli, dove, con Gesù, abbiamo già messo un piedino.
Forse certe nostalgie, che ci aggrediscono nei tardi pomeriggi, sono un dono di Dio, che ci dice: “Alzate il capo, io sono qua”, perché la nostra salvezza è nei cieli, da dove aspettiamo il nostro Salvatore, Gesù Cristo.
Molte volte abbiamo detto: “Oggi non va, ma non so perché”. Forse la temperatura, forse un lavoro non ben completato, forse il senso della solitudine nell’immensità, quando guardiamo il cielo, che talvolta ci sembra molto strano. E che non si tratti forse di nostalgia di cielo, di Dio?
Forse quella nostalgia è semplicemente l’incipit di una preghiera esistenziale. Un sentire l’abisso di una enorme presenza che ci avvolge e misteriosamente ci attira.
Il nostro vuoto, non è mai mero vuoto, ma è un tenue richiamo a Dio, che richiede il nostro amore.
14.06.21

La gloria

La gloria
Ti ringraziamo per la tua gloria immensa: proclamiamo ogni domenica, forse non pensandoci su, perché caratteristica delle formule è il dispensare dal riflettere. Purtroppo, la liturgia cattolica è zeppa di formule, sulle quali sembra reggersi.
Ringraziare Dio per ciò che lui è. Ha senso? Di solito lo ringraziamo per ciò che lui dona.
Ci siamo mai chiesto: e se lui non ci fosse? Sarebbe il buio, l’abisso, il nulla.
È vero che Dio non può non esserci: è ovvio. Però il ringraziarlo, perché lui è, quale significato acquista?
Talvolta ci viene da ringraziare una persona cara e premurosa, perché semplicemente è. Ho udito una sposa dire la frase: “Se tu non ci fossi, come me la caverei?”.
Ringraziare il Padre, perché lui è, ci dona calore e sicurezza. Siccome lui è e ci ama e ci segue, e ci promette di comunicarci ciò che lui solo è in grado di comunicare (vita eterna), la nostra vita è ringraziamento, è adorazione.
Lui è, e non ci sentiamo disorientati, né abbandonati, perché lui è la sicurezza che regge il mondo. Se lui non ci fosse, non avremmo più il giorno e la notte, ma il caos. Lui è, e la sua Provvidenza mantiene e guida il mondo.
È tanto bello che Dio ci sia, perché ci rende sicuri di avere un Padre che ci ama, e che è in mezzo a noi, anche con la presenza “umana” di Gesù.
Ti adoriamo e ti ringraziamo per la tua gloria, immensa, quella che ci avvolge e ci commuove.

L’inganno

L’inganno
Il serpente mi ha ingannata. È la frase di Eva davanti a Dio. Eva non si è presa la responsabilità di ciò che aveva commesso: la scaricava sul maligno. Se satana non fosse intervenuto, Eva non sarebbe caduta.
In realtà nel peccato si assommano due responsabilità: l’inganno e l’accondiscendenza all’inganno.
Eva si è lasciata ingannare: mangiò il dolce, e assorbì l’amaro, che prevalse sul dolce.
Satana vanta un esercito di collaboratori, lo sappiamo. Dal compagno di classe, al film classico, che permette l’emulazione.
A lui, la pietà e la fantasia cristiane oppongono l’esercito degli angeli.
Anzi la sorridente tradizione del nostro catechismo, ci dice che alle spalle di ciascuna persona, a destra sta l’angioletto e a sinistra il diavoletto: è necessario rivolgersi a destra, anche perché il segno di croce, che scaccia il demonio, lo si segna con la mano destra.
Al di fuori delle piacevolezze infantili, alleati di satana li incontriamo spesso, anche senza avvedercene.
Eva aveva la fortuna di una presa di contatto diretta con il serpente. Però spesso, nella nostra cultura, è necessario svelare i nemici occulti e orpellati. È necessaria la prudenza corredata da preghiera, per essere illuminati, anche sulle cose, che, di primo acchito, noi reputiamo positive o almeno innocenti.
Spesso per accorgerci dei tranelli morali o nella fede, è doverosa la preghiera a chi assicura: “Sono mite e umile di cuore”.

Il dono del Padre

Il dono del Padre
Uno dei più generosi doni, che il Padre ci ha elargito, è la preghiera di Gesù, riportata nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 17.
È una preghiera che ogni volta che la incontriamo fa stringere il cuore di gioia. Non vorrei che molti cristiani la evitano per non morire letteralmente di gioia.
È una struggente preghiera di Gesù. Eppure, poiché noi siamo uno con Gesù, è di diritto una preghiera nostra.
Quindi preghiera cristica e preghiera cristiana.
Essa è sublime, e noi, ingolfati nella nostra ovvia piccolezza, temiamo che non si addica a noi. Però Gesù stesso ci ha compiegati in quella stessa sua preghiera.
Purtroppo tra le preghiere quotidiane suggerite dai manualini di pietà, messi nelle mani dei “credenti”, questa sublime e profonda preghiera non compare mai.
Forse quella preghiera, profumata di infinito, temiamo di lordarla con le nostre mani. Proprio come temiamo di corrompere l’Eucarestia con la nostra vita di peccatori.
La preghiera di Gesù è la prima preghiera cristiana, vissuta dal nostro “capocordata”.
È vero che quando iniziamo a rendere nostra quella preghiera di Gesù, ci prende la vertigine dell’abisso.
“Padre, è giunta l’ora”. È un introdurci nella sconfinatezza dell’oltre. Eppure in quell’oltre il Padre ci abbraccia con amore.

Legge e amore
I due piani: quello della legge, e quello del cuore.
Leggiamo, e apprendiamo per viverlo, nel Vangelo, il racconto (ma è mero racconto?) di quella peccatrice che si prostra ai piedi di Gesù, entrata non invitata, in casa del fariseo.
Gesù confronta i due piani: da un lato il pediluvio, il bacio di accoglienza, il profumo, dall’altro le lacrime ai piedi, i baci ai piedi, i profumi ai piedi. Per Gesù la “cura” dei suoi piedi, prevale sul rito del fariseo, rito inoltre non eseguito.
Una donna piange e opera, e di fronte a uno che giudica Gesù, per aver accettato il contatto con una peccatrice. Gesù mostra che anche le leggi umane e mosaiche, possono esser elevate in maniera diversa, quando sono dettate dal sentimento. Il fariseo osserva la Legge, la donna segue l’impulso di un cuore pentito.
È così bello seguire l’impulso del cuore, quando siamo colpiti dalla bontà di Dio, o anche solo di qualcuno che ci sta davanti!
Il cuore, le emozioni, i sentimenti non sono cavalli bizzarri, ma seguono leggi interne, che l’intelletto fatica a riconoscere. Queste leggi sono moltiplicate per mille, quando il cuore è mosso da Gesù, da Dio.
La Rivelazione di Dio in Gesù, percorre strade, che la teologia può anche intuire, ma difficilmente riesce a descrivere. Gesù, quando parla del Padre e dell’opera del Padre a lui affidata, talvolta cita le frasi di Mosè o dei profeti, però le spiega in modo nuovo: il modo della salvezza.

Legge e amore

Legge e amore
I due piani: quello della legge, e quello del cuore.
Leggiamo, e apprendiamo per viverlo, nel Vangelo, il racconto (ma è mero racconto?) di quella peccatrice che si prostra ai piedi di Gesù, entrata non invitata, in casa del fariseo.
Gesù confronta i due piani: da un lato il pediluvio, il bacio di accoglienza, il profumo, dall’altro le lacrime ai piedi, i baci ai piedi, i profumi ai piedi. Per Gesù la “cura” dei suoi piedi, prevale sul rito del fariseo, rito inoltre non eseguito.
Una donna piange e opera, e di fronte a uno che giudica Gesù, per aver accettato il contatto con una peccatrice. Gesù mostra che anche le leggi umane e mosaiche, possono esser elevate in maniera diversa, quando sono dettate dal sentimento. Il fariseo osserva la Legge, la donna segue l’impulso di un cuore pentito.
È così bello seguire l’impulso del cuore, quando siamo colpiti dalla bontà di Dio, o anche solo di qualcuno che ci sta davanti!
Il cuore, le emozioni, i sentimenti non sono cavalli bizzarri, ma seguono leggi interne, che l’intelletto fatica a riconoscere. Queste leggi sono moltiplicate per mille, quando il cuore è mosso da Gesù, da Dio.
La Rivelazione di Dio in Gesù, percorre strade, che la teologia può anche intuire, ma difficilmente riesce a descrivere. Gesù, quando parla del Padre e dell’opera del Padre a lui affidata, talvolta cita le frasi di Mosè o dei profeti, però le spiega in modo nuovo: il modo della salvezza.

Aggiungi nuovo articolo

Salva bozzaAnteprimaPubblicaAggiungi titolo

Il piccolo aggancio

Quanto è buono Gesù! Gli basta che qualcuno si interessi a lui, e scatta la salvezza! A Gesù basta poco per soccorrere le persone. A volte si serve di una semplice curiosità! Figurarsi se non è attratto dalle nostre letture del Vangelo studiato e meditato e goduto!
C’è un caso di curiosità, nel Vangelo, che si risolve in un cambiamento di vita. È il caso di Zaccheo.
Zaccheo, ricco e quasi nano. Cerca di vedere “chi fosse quel Gesù” di cui aveva sentito parlare. Non si immischia tra la gente, perché correva il pericolo di esser soffocato. Allora ecco l’espediente: un albero su cui arrampicarsi… cosa indegna di un magnate. La curiosità di vedere Gesù è più forte dell’onorabilità.
Quell’uomo si accontenta di un contatto a distanza. Per sua fortuna si incontra con uno che legge i cuori anche a distanza.
Che farà mai Gesù nell’Eucarestia, quando legge il nostro cuore terribilmente vicino al suo?
Una semplice curiosità, per Gesù, è un aggancio così potente, che Gesù si sente portato a entrare nella casa di quel nano curioso.
Nessun nostro interesse per Gesù cade nel vuoto, nella insignificanza. Un moto del cuore, un sospiro, una curiosità, anche lanciati a distanza verso Gesù, sono colti dal suo amore.
Le nostre sofferenze, soprattutto quelle per i nostri peccati, piccoli o grandi, sono grida a distanza, agganci a colui che ama, ama davvero, anzi ci ama immensamente: da Dio! Grazie, Gesù.
Apri le impostazioni del documentoApri il pannello di pubblicazione

  • Documento

Aggiungi nuovo articolo

Salva bozzaAnteprimaPubblicaAggiungi titolo

Il piccolo aggancio

Quanto è buono Gesù! Gli basta che qualcuno si interessi a lui, e scatta la salvezza! A Gesù basta poco per soccorrere le persone. A volte si serve di una semplice curiosità! Figurarsi se non è attratto dalle nostre letture del Vangelo studiato e meditato e goduto!
C’è un caso di curiosità, nel Vangelo, che si risolve in un cambiamento di vita. È il caso di Zaccheo.
Zaccheo, ricco e quasi nano. Cerca di vedere “chi fosse quel Gesù” di cui aveva sentito parlare. Non si immischia tra la gente, perché correva il pericolo di esser soffocato. Allora ecco l’espediente: un albero su cui arrampicarsi… cosa indegna di un magnate. La curiosità di vedere Gesù è più forte dell’onorabilità.
Quell’uomo si accontenta di un contatto a distanza. Per sua fortuna si incontra con uno che legge i cuori anche a distanza.
Che farà mai Gesù nell’Eucarestia, quando legge il nostro cuore terribilmente vicino al suo?
Una semplice curiosità, per Gesù, è un aggancio così potente, che Gesù si sente portato a entrare nella casa di quel nano curioso.
Nessun nostro interesse per Gesù cade nel vuoto, nella insignificanza. Un moto del cuore, un sospiro, una curiosità, anche lanciati a distanza verso Gesù, sono colti dal suo amore.
Le nostre sofferenze, soprattutto quelle per i nostri peccati, piccoli o grandi, sono grida a distanza, agganci a colui che ama, ama davvero, anzi ci ama immensamente: da Dio! Grazie, Gesù.
Apri le impostazioni del documentoApri il pannello di pubblicazione

  • Documento

Notifiche2 blocks selected. 

Il piccolo aggancio

Il piccolo aggancio

Quanto è buono Gesù! Gli basta che qualcuno si interessi a lui, e scatta la salvezza! A Gesù basta poco per soccorrere le persone. A volte si serve di una semplice curiosità! Figurarsi se non è attratto dalle nostre letture del Vangelo studiato e meditato e goduto!
C’è un caso di curiosità, nel Vangelo, che si risolve in un cambiamento di vita. È il caso di Zaccheo.
Zaccheo, ricco e quasi nano. Cerca di vedere “chi fosse quel Gesù” di cui aveva sentito parlare. Non si immischia tra la gente, perché correva il pericolo di esser soffocato. Allora ecco l’espediente: un albero su cui arrampicarsi… cosa indegna di un magnate. La curiosità di vedere Gesù è più forte dell’onorabilità.
Quell’uomo si accontenta di un contatto a distanza. Per sua fortuna si incontra con uno che legge i cuori anche a distanza.
Che farà mai Gesù nell’Eucarestia, quando legge il nostro cuore terribilmente vicino al suo?
Una semplice curiosità, per Gesù, è un aggancio così potente, che Gesù si sente portato a entrare nella casa di quel nano curioso.
Nessun nostro interesse per Gesù cade nel vuoto, nella insignificanza. Un moto del cuore, un sospiro, una curiosità, anche lanciati a distanza verso Gesù, sono colti dal suo amore.
Le nostre sofferenze, soprattutto quelle per i nostri peccati, piccoli o grandi, sono grida a distanza, agganci a colui che ama, ama davvero, anzi ci ama immensamente: da Dio! Grazie, Gesù.

Il piccolo aggancio

Quanto è buono Gesù! Gli basta che qualcuno si interessi a lui, e scatta la salvezza! A Gesù basta poco per soccorrere le persone. A volte si serve di una semplice curiosità! Figurarsi se non è attratto dalle nostre letture del Vangelo studiato e meditato e goduto!
C’è un caso di curiosità, nel Vangelo, che si risolve in un cambiamento di vita. È il caso di Zaccheo.
Zaccheo, ricco e quasi nano. Cerca di vedere “chi fosse quel Gesù” di cui aveva sentito parlare. Non si immischia tra la gente, perché correva il pericolo di esser soffocato. Allora ecco l’espediente: un albero su cui arrampicarsi… cosa indegna di un magnate. La curiosità di vedere Gesù è più forte dell’onorabilità.
Quell’uomo si accontenta di un contatto a distanza. Per sua fortuna si incontra con uno che legge i cuori anche a distanza.
Che farà mai Gesù nell’Eucarestia, quando legge il nostro cuore terribilmente vicino al suo?
Una semplice curiosità, per Gesù, è un aggancio così potente, che Gesù si sente portato a entrare nella casa di quel nano curioso.
Nessun nostro interesse per Gesù cade nel vuoto, nella insignificanza. Un moto del cuore, un sospiro, una curiosità, anche lanciati a distanza verso Gesù, sono colti dal suo amore.
Le nostre sofferenze, soprattutto quelle per i nostri peccati, piccoli o grandi, sono grida a distanza, agganci a colui che ama, ama davvero, anzi ci ama immensamente: da Dio! Grazie, Gesù.
Apri le impostazioni del documentoApri il pannello di pubblicazione