Ideologia e pastorale

Ideologia e pastorale
Nella chiesa cattolica (e in altre chiese) prevale l’ideologia o la pastorale? La dettatura dall’alto, oppure la risposta alle necessità della gente?
Nella Chiesa, come in politica, dove ogni partito presenta un suo programma e anche i prelievi demoscopici sono attuati a servizio dei potenti e poche volte a servizio della gente e, soprattutto, dei poveri. Si bada al consenso a una proposta, più o meno astratta, piuttosto che a un bisogno reale, soprattutto di quelle fasce di popolazione che non hanno voce. Così anche la statistica diventa ideologia.
Questo avviene nella chiesa. Mi ha sempre urtato il modo di procedere. Si prende un guardiano religioso dal convento uno, lo si fa cadere nel convento due, come il re travicello. Si prende un monsignore da Roma e lo si colloca in una diocesi del Veneto o della Lombardia.
Se il guardiano (o vescovo) in parola per prima cosa annuncia il suo programma, senza prima avere l’odore delle pecore, come dice papa Francesco, questa è pura ideologia, forse ideologia forbita, ma non pastorale. Ricordo un mio vecchio confratello, ora in Paradiso, che indicava al superiore di recente nomina e di recente ingresso in una comunità: “Prima di prendere le tue decisioni, lascia passare un anno liturgico!”. Ossia prima calati nella realtà che non conosci, vedi ciò che desidera e di cui ha bisogno la gente, e poi muoviti. Nessun guardiano, nessun parroco, nessun vescovo sono il Messia, ma tutt’al più il Giovanni Battista!
14.01.18