Verso l’alba

Verso l’alba
La via crucis non può esser rappresentata come una descrizione fotografica dell’avvenimento. Ogni rappresentazione pittorica, o drammatica, della Passione di Gesù, è una proiezione dei sentimenti dell’autore.
Questa proiezione può diventare una descrizione o una allusione. Io ho scelto questa seconda forma. In ogni quadro ho espresso il clima pesante, tetro, oscuro, che permane in ogni quadro. Dentro questo sfondo buio, appaiono accennate, non descritte, alcune figure, quelle ricordate dal Vangelo. Appare sempre un Gesù sofferente, e appaiono delle persone che hanno avuto contatto con Gesù. Tutto sembra emergere dal buio, perché comunque nel disastro, le figure umane non scompaiono. Dentro la notte Gesù è costretto ad avviarsi al patibolo: nell’oscuro le figure s’intravvedono solamente, non si decifrano. Tutto è coperto, è tunnel. Perché proprio il buio accende la speranza della luce: la Risurrezione.
La via crucis quindi non può essere delineata, né abbellita, neppure da una faccia di Cristo, serena nella sofferenza, perché lui è entrato nel buio, quel buio che si condenserà nel “discendere agli inferi”. Un buio tuttavia che non spegne la speranza: “Oggi sarai con me nel Paradiso!”. Una speranza che non evita il nero della croce, ma non si perde in esso, per quanto fitto esso sia. Infatti in quel nero, in quel fascio tenebroso, Gesù resta sempre figlio di Dio. La notte lo abbraccia, ma non lo sopprime: la sua faccia e il suo corpo vivono nella notte torturante, non esaltano la morte, ma attraverso la morte, alla fine, esaltano la vita: Risurrezione. Anche i tunnel sono per godere la luce.
08.04.18