Ideali fasulli

Ideali fasulli

Una delle grosse responsabilità, che si assumono i nostri mezzi di comunicazione, è quella di indicare modelli di comportamento impossibili per influenzare le persone, affinché si adeguino a quella che essi spudoratamente definiscono “civiltà”, mentre è, sì e no, cultura.
Modelli impossibili a imitare dal novanta per cento delle persone.
Ricordo quello psicanalista, che diceva che qualche loro cliente, al termine del trattamento, l’unica cosa che aveva appreso era quella di imitare il tipo di cravatta dello psicanalista.
Modelli impossibili, che giornali e televisioni sfornano a bizzeffe.
Gli sprovveduti si sforzano di adeguarsi per sentirsi “in” nella società. Però non riescono, naturalmente, a imitare. Questo segna una sconfitta, che genera depressione, amica di un malessere esistenziale, parente prossimo della disperazione.
Questa miseria è da sempre. Non per nulla la filosofia greca ripeteva quel “conosci te stesso”, e così voleva indicare la via non dell’imitazione di un ideale fasullo, ma della misura semplice della persona.
Ho sentito spesso, durante la mia cosiddetta formazione, l’esortazione da parte di qualche mio “educatore” a imitare i santi. Per fortuna il buon senso insito nei miei colleghi e in me, era quello di “lasciar cantare le passere”.
Che dire della nostra società disperata, nella quale il suicidio è l’esito di stimoli irraggiungibili?