Non giudicare

Non giudicare
L’applicazione dei dettati del Vangelo, sono indicazioni per la nostra vita, ma non sono motivo per giudicare il prossimo. Proprio stamani una persona pia credeva di applicare la frase “chi bestemmia il Figlio dell’uomo” a una persona per condannarla. Si tratta della solita svista, comune al nostro modo di agire: fermarci alla lettera per evitare lo spirito. Lo spirito è quello di non giudicare le persone dai comportamenti, ma dalle reali intenzioni, intenzioni che sono sconosciute, addirittura dallo stesso agente.
È facile che accada di addomesticare le frasi del Vangelo, per servircene a nostro uso e consumo, e spesso alla nostra voglia di condannare, per sentirci più bravi e più buoni degli altri. Se non erro, questo è l’atteggiamento del fariseo nei confronti di ogni pubblicano.
Noi non sempre riusciamo a distinguere l’azione dall’agente. Se ci accade di vedere un’azione sbagliata (o che alla nostra corta vista appare sbagliata secondo certe prospettive personali, che a noi servono da principi indiscussi!), allora giudichiamo errante e sbagliato chi commette quell’azione.
È toccato sovente a Gesù: lui peccava perché le sue azioni non collimavano con i principi degli scribi e dei farisei, e con loro di tutta la schiera sacerdotale. L’unico santo davvero, giudicato un peccatore, perché non si lavava le mani prima di pranzare!
Già il giudizio di quei sapienti era sbagliato, ma vollero andare fino in fondo: ed ecco la crocifissione. Gesù è stato condannato a morte, perché giudicato secondo un dettato di leggi. Come tutti i martiri (di ogni tempo) sono stati condannati “legalmente”!
15.07.17