Santità incipiente

Santità incipiente
Gesù non parla soltanto ai cristiani. Anzi ha sempre parlato a “non battezzati”. E anche oggi stimola noi, per quella parte di noi, che deve essere ancora battezzata, o che ha perso il profumo del Vangelo. Sì, il cristiano è un peccatore pentito, un battezzato incompleto, che deve ancora adattarsi a Gesù, perché lo Spirito cristianizzi quella parte di noi, non ancora purificata dal battesimo o dalla penitenza.
La nostra santità è autentica, perché è dono di Dio, ma attende la completezza, perché crediamo a Gesù, ma scopriremo ciò che lui ci fa essere solo quando lo vedremo così come egli è. Se il presente è fonte della gioia nello sperare, esso non è gioia totale in Dio. Non può essere ancora gioia totale in Dio, perché ancora viviamo nel corpo, vanto e prigione del nostro esistere nella speranza. Eppure se lo sperare è già tanto irrorato di gioia gloriosa, quale sarà la beata gioia, quando la risurrezione trasformerà questo corpo mortale nel corpo spirituale?
Il giorno del ricordo dei morti è stato bruttato da pesanti gramaglie, buttate anche sulla faccia redenta della chiesa di Gesù. Invece questo giorno è un anticipo del nostro futuro di gioia e di gloria, pensando ai nostri cari già entrati nella gioia definitiva. È un giorno di ringraziamento per loro, sebbene peniamo per la loro mancanza. Peniamo noi, ma non loro, che hanno superato le croci della vita, di questa parte di nostra vita, vissuta ancora nella carne.
Chi crede in me, ci assicura Gesù, io lo risusciterò nell’ultimo giorno: quale è l’ultimo giorno? Certamente non quello segnato dal calendario. Quello che segna la nostra completezza in Gesù, completezza che nelle mani solo di Dio.
02.11.15