Sositamo nell’atrio

Sostiamo nell’atrio
È ormai moneta corrente che l’Antico Testamento era gravido di Cristo. Lo dice Gesù: di me hanno parlato… Lo scrive Paolo, che vede nella Legge antica il pedagogo che conduce a Gesù.
Sotto questo aspetto, anche tutto il Testamento Antico è una specie di simbolo anticipato della persona e dell’opera di Gesù.
Gesù, nel colloquio con la donna samaritana, supera la centralità del tempio di Gerusalemme, perché è arrivato il momento di adorare Dio in Spirito e Verità. È il superamento del fatto religioso del tempio, per elevarsi al livello della fede. Una fede che non distrugge la religione, bensì la inquadra in una nuova cornice esistenziale. Il velo del tempio è squarciato per guardare oltre, ma non è distrutto. Allora anche il tempio di Gerusalemme diventa un simbolo, attraverso il quale incontrarci con l’oltre.
Chiaramente il Vangelo stesso accenna alla struttura edilizia del tempio: atrio (diviso in vari settori) e il Sancta Sanctorum, l’intimo del tempio, accessibile a pochi, dove risiede lo “splendore” di Dio.
Fino al presente la recita dei salmi è sì una bella preghiera, di fronte alla quale la preghiera di Gesù nel Cenacolo è di altra profonda struttura. Eppure sono pieni di gioia i salmi che accompagnano i pellegrini verso il tempio, dove essi devono fermarsi “sugli atrii”. Ebbene i Salmi li dico come un pellegrino, arrivato negli atri, in prossimità del punto centrale. Il mondo è l’atrio, pieno di Dio, nel quale sono prossimo al totale contatto con Dio.
17.08.18