Dio ci parla

Dio ci parla


La varietà degli scritti del Nuovo Testamento, a iniziare dai Vangeli, ci mostra le diverse declinazioni, con le quali Dio si manifesta. Il cristiano non ha un codice religioso, come è l’Islam, ma egli può godere di molte narrazioni, tra le quali può scegliere quella più consona alla propria sensibilità per accedere all’unico, dolce, Gesù.
Le molte vie confluiscono nell’unica via, quella che è pure Verità e Vita.
Sappiamo che altro è Luca e altro è Marco, e che Paolo differisce da Giovanni. Eppure in ognuno di essi albeggia lo stesso, unico Gesù, la via che ci conduce al Padre.
La molteplicità dei testimoni di Gesù, si moltiplica ulteriormente, perché la Scrittura cresce in chi la legge.
In questo magnifico intreccio di colori, si inserisce la nostra vita e la nostra mente per aumentare la “bellezza” della Sposa di Cristo.
Vieni, ti parlerò al cuore: troviamo tra le parole della Bibbia.
Le parole dette con il cuore al cuore, chissà quante volte si sono iterate nella storia degli uomini, eppure quando chi mi ama, le ripete a me, sono uniche.
Anche la parola che il Padre rivolge a me non è nuova, eppure è unica, come è unico l’amore che l’Infinito riserva a ciascuno di noi.
Noi, ogni giorno, possiamo passeggiare con gioia, in questo giardino fiorito di parola di Dio.
Gioia nostra, e gioia di Gesù, del Padre e dello Spirito, per i quali il comunicarsi è vivere d’amore. Ogni vero amore è espansivo.

Il Padre presente

Il Padre presente
Nel libro sapienziale si legge una frase che non ho più dimenticato e spesso mi riaffiora alla consapevolezza: Deliciae meae esse cum filiis hominum, la Sapienza si diletta rimanere con gli uomini.
Quale sapienza? Quella sempre limitata degli uomini? Oppure una luce eterna, che risponde al nome del Verbo?
Circa settantacinque anni fa, incontrai un mio insegnante, che ha sempre stimato me, anche grazie a una corrispondenza epistolare.
Egli sottolineava la differente interpretazione teologica del “motivo” dell’incarnazione del Verbo. Da un lato, alcune teologie ipotizzavano che il Verbo si incarnò per annientare il peccato; da un altro lato la teologia dei francescani preferiva considerare l’incarnazione come completamento della creazione, completamento che, sulla strada, aveva incontrato anche il peccato.
Dio vuole essere presente anche “umanamente” nella sua creazione. Presenza così voluta dal Padre da essere perpetuata grazie all’impensata invenzione dell’Eucarestia.
Perché Dio s’ intestardisce a rimanere con noi poveracci, ma anche suoi figli?
Evidentemente il rapporto Padri-figli si concreta nel creare prima e nell’amore dopo.
La relazione, nell’Eucarestia, quasi si materializza.

In Gesù

In Gesù
Si può vivere anche in modi diversi, quello che di solito indichiamo quale conversione.
Nella tradizione devozionale è indicata, quale conversione, il passaggio da una situazione di peccato a uno stato di “grazia”.
Però convergere è voltarsi verso.
Noi, per dono di Dio, che è tanto buono con noi, convergiamo sempre verso Gesù. Verso di lui la nostra attenzione, il nostro amore, la nostra fede, il nostro abbandono.
Per essere salvati, amati, guariti, rasserenati ricorriamo a Gesù: verso di Gesù ci sospinge lo Spirito Santo.
Nello stesso tempo un’altra persona converge a Gesù: “Questo è il mio Figlio nel quale ho depositato la mia compiacenza”.
Il Padre converge a Gesù in modo così intenso da essere una unica realtà con Lui.
Questa doppia convergenza di Dio e dell’uomo, è favorita dall’unico Spirito Santo.
In Gesù convergono cielo e terra. In lui Uomo-Dio.
Il nostro cordiale e necessitante incontrarci con Gesù, è ritrovarci nell’unico “ambiente”, che “condividiamo” con il Padre.
Nessuno arriva al Padre, se non attraverso Gesù: ce lo ripete lo stesso Gesù. Non come attraverso un tunnel, ma in una “situazione” necessitante, perché… naturale. L’essenza di Dio e l’essenza dell’uomo si uniscono, e dilatano in ognuno di noi, questa sublime, misteriosa unione.
Uomo-Dio. Uomini-Dio.

Il Padre attrae

Il Padre attrae
Chi arriva a Gesù, è influito dalla calamita del Padre.
Nessuno mi raggiunge, se il Padre non l’attrae.
Ogni volta che rivolgiamo il nostro affetto, il nostro ricordo, la nostra preghiera a Gesù, c’è stato un intervento del Padre. Noi, credenti, anche nei momenti più difficili, siamo sempre sotto l’influsso di quel Padre, nella cui famiglia viviamo.
Noi abbisogniamo di Gesù per la nostra serenità e per la nostra salvezza. Eppure anche il Padre abbisogna del nostro collegamento con Gesù, per operare il suo amore nel mondo. Perciò il Padre ci attira verso Gesù.
Questa divina “complicità” tra il Padre e Gesù (realizzata nello Spirito Santo), è garanzia e di salvezza per l’uomo e di amore nella Trinità.
Il Padre ci attraversa per farci entrare in Gesù. Si attua quasi un modo sublime del Padre, per amare il Figlio. Il Padre, nella sua bontà, ci unisce a sé nel suo amore eterno verso il Figlio. Quell’amore che esplica e attua l’unità di Dio.
Sfuggire a Gesù (anche dopo tutto ciò che ha fatto e ha patito per noi) è un rifiutare l’opera di Dio. E, siccome in Dio non sono separate l’operare dall’essere, noi sfuggiamo lo stesso Padre, la fonte dell’essere e dell’’amore.
Appena leggiamo il Vangelo e ci accostiamo all’Eucarestia, noi siamo penetrati e spinti dallo stesso amore del Padre.
Veramente la vita umana, vissuta secondo il cristianesimo, è “una bomba”!
Con tristezza penso ai miei amici islamici, che non accettano tutta la realtà di Gesù, e quindi non possono godere tutta la sua bontà e la sua grazia.

A Gesù vero attira il Padre

A Gesù vero attira il Padre


Nessuno raggiunge il Padre, se il Padre non lo attrae. La certezza di essere davvero con Dio, si avvale dal nostro aderire a Gesù. Il rifiuto di Gesù, coincide con il nostro distanziarci dal Padre?
La domanda non è oziosa: giochiamo qui con la sicurezza della nostra salvezza definitiva.
Il dono di Gesù sistema la nostra esistenza, la orienta e la salva. Gesù è dono immenso: guai non accoglierlo e non ringraziare il Padre.
Evidentemente si tratta del Gesù autentico, non del Gesù creato dalla fantasia, dai romanzi o dal cinema. Si tratta del Gesù del Vangelo, da come lui esce per noi dal Vangelo. Un Gesù dolce, ma non edulcorato. Un Gesù accanto, non lui preso sottogamba. Un Gesù supportato dallo Spirito Santo, non inventato dagli uomini, neppure se questi sono dei grandi artisti.
I Vangeli sono stilati da gente comune, diventata testimone dell’opera di Dio; non da Tucidide o da Demostene. Testimoni, non inventori.
Il Gesù dei semplici per i semplici, degli amanti per gli amanti.
Il Gesù per i famelici di verità, non per i desiderosi di belle frottole, rivestite di alte parole, o di aloni di splendori effimeri.
Quel Gesù che entra nel mio vivere, anche quando questo non mi aggrada. Anzi, forse allora. A Gesù non era piaciuta la sua passione (Padre, se è possibile, allontana quest’ora), ma la visse con l’aiuto del Padre, che gli manda un angelo per rafforzarlo, ossia renderlo forte, confortarlo.
Gesù, sempre presente, sempre Salvatore.

Scoprire nei stessi

Scoprire noi stessi
Nel libro di Mosè troviamo l’avvertimento di Dio: “Non cercare né in alto, né in basso, perché la parola è nel tuo cuore!”:
So che Gesù salva, perché restituisce la persona umana a se stessa. Non è la salvezza di Gesù un avvenimento esterno, come ho visto io a salvare un uomo dall’annegarsi, prendendolo per i capelli.
Gesù ridesta noi a noi stessi, indicando la nostra vita nel prospetto di Dio. Il ricupero dall’innocenza primordiale, attraverso la luce dello Spirito.
È consolante accorgerci che siamo salvati per ciò che siamo, non con la confezione di un’altra persona diversa da noi.
Perché talvolta siamo presi dalla frenesia di essere altri da ciò che siamo? La serenità è frutto del nostro coincidere con noi stessi. Purtroppo educazione, società, pubblicità ci stimolano a essere gli eroi fuori di noi stessi. La figura di Adamo insegna: sarete come dei!
L’educazione, anche tra i cristiani, è abituata a indicarci ciò che “dobbiamo diventare” e non a essere ciò che siamo. E così perdiamo ciò che siamo e che saremo, man mano che la vita si sta svolgendo.
Gesù nella sua azione ha sempre restituito le persone a se stesse. L’ammalato alla “sua” salute. Il morto alla sua vita. Il peccatore alla propria innocenza.
La società pagana, o paganeggiante come la nostra, ci stimola al mito dell’eroismo, nel conoscere, nel possedere, nell’estetica; tale stimolazione tende a farci diventare “perfetti”, eroi, sublimi. E così ci stimola ad adorare idoli, o a essere idoli! Poveri stupidi!

Fede e fede

Fede e fede
Rinfrescare la fede è anche il semplice rivolgerci al Padre, quando ci troviamo in difficoltà. E non raramente proprio le difficoltà si trasformano in provvidenziale occasione per rinfrescare la fede.
L’invocazione all’unico che ci può difendere dal pericolo dell’inveire o di prostrarci, nel momento della prova.
Giovanni Battista è un giusto sia per l’opera compiuta, sia per il desistere dall’operare nel tempo previsto. Io sono voce, lui è l’atteso.
Saper desistere dall’insistenza è dono di Dio, perché subito dopo si affaccia il Redentore e la salvezza.
Battista è grande. Però il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Certamente le misure di questo tipo di grandezza, non sono nelle nostre mani.
Eppure anche nel desistere si annida l’opera di Dio. Ogni momento del vivere è gloria di Dio, anche l’estremo momento dell’ultimo respiro.
Perché la fede ravviva tutto, anche i cosiddetti momenti morti della giornata?
Perché la fede in Gesù e nel Padre non è un mero prodotto nostro: essa è possibile soltanto grazie all’azione dello Spirito Santo.
Credere è l’atmosfera divina, vivificata da Dio stesso. È nostra salvezza, perché è opera di Dio.
L’unico salvatore dell’uomo, non è l’uomo, chiunque esso sia. È la misericordia operante di quel Dio che vuole che nulla di ciò che ha creato, vada perduto.

Mai orfani

Mai orfani!


In quanto figli di Dio, non potremo mai diventare orfani. Questa è la sicurezza della nostra vita.
La Scrittura: Dio è vicino ogni volta che lo invochiamo. Non si avvicina volta per volta: Lui è sempre vicino, siamo noi, viventi nel tempo, a ricordarci di Lui ogni volta che lo invochiamo.
Perfino noi, creature limitate, siamo sempre vicine con il pensiero a chi amiamo, figurarsi se il Padre, che è semplice e perciò infinito (senza limiti), non sia sempre a contatto reale con i figli, che Lui ama davvero.
La sua vicinanza ci sostiene. Nei momenti di tristezza, che talvolta ci ghermiscono, basta affidarci alla presenza paterna di Dio, per ritrovare energia per camminare, ossia per avanzare verso l’abbraccio definitivo del Padre, di quel Padre, che ogni giorno ci stringe a sé con l’Eucarestia.
Vivere con Dio, per il cristiano è sempre vivere in Dio.
Questa è la vera nostra energia, per vivere sereni e sicuri la giornata. In Dio ci muoviamo, viviamo ed esistiamo. Perfino chi si oppone a Dio, non lo può perpetrare se proprio in Dio e di Dio non vivesse. L’ateismo può anche essere considerato empietà; però anzitutto è stupidità marchiana, come è stupido ogni atteggiamento, che pretende di emanciparsi dalla presenza di Dio.
Ed è intelligenza e pace il restare uniti all’ …Onnipotente.

Grazie

Grazie!
Ci svegliamo e subito ringraziamo il Padre, che ci ha vegliato dalla notte e ci apre gli occhi al suo sole.
Ringraziamo il Padre per l’amore, che sicuramente verserà su di noi, nella nuova giornata.
Subito sorridiamo, perché, perfino tra i nostri sbadigli, sentiamo la sua bontà.
Tutto è bontà di Dio: il lavarci, il vestirci, l’incontrare i familiari, il pregare, il far colazione.
Tutto attorno a noi splende per la luce che il Padre emana nel nostro cuore e nella nostra parola.
Parlare sia con il Padre, sia con i nostri familiari e i nostri conviventi.
Ringraziamo il Padre nel sentirci sua famiglia ed estranei alla cattiveria di chi non riesce a riconoscere in tutto e in tutti la presenza amante del Padre.
La luce del volto del Padre è stampata non solo nella luminosità del volto di Gesù, ma anche nei nostri cuori, soprattutto quando ci accorgiamo di vivere, di far del bene, di ricevere affetto.
Ti ringraziamo perché ci fai respirare la tua aria, che giova alla nostra vita. Perché ci permetti e ci stimoli a esprimere tutta la nostra gioia per te e per il vivere in te, di te, per te.
Tutti noi riecheggiamo spesso il magnificat, perché grandi cose il Signore ha fatto per noi, e grande è la sua persona, immensa, sorgente di amore, e, per noi peccatori, di misericordia.

Graditi a Dio

Graditi a Dio


Atti degli Apostoli c. 10, vv. 34 e 35: Dio non fa preferenza di persone, ma in ogni nazione chi lo teme e pratica la giustizia è a lui gradito.
Questa è la posizione serena verso ogni religione autentica. Su questa base si innesta il desiderio che tutti diventino di Dio, tramite Dio stesso incarnato in Gesù.
La fede e la fiducia in Gesù, ci rende sicuri di essere graditi al Padre, di essere nel seno del Padre,… quasi a nostra insaputa.
Penso a quella persona che ha abbandonato la Chiesa per aderire all’Islam. Dio non l’ha abbandonato, e Gesù resta l’Uomo-Dio anche per lui e con lui.
Fortunatamente, o meglio per grazia, a Dio non gli sfuggiamo, neppure decidendolo. Non possiamo comandargli di stare lontano, né Dio può contraddirsi, rinunciando alla propria vicinanza all’uomo. Credo che addirittura si sia incarnato per sentire come si sta da uomo tra uomini.
Stare tra uomini è il nostro fondamentale destino, ma è anche il luogo dove Dio ci attende. Per concretare questo attenderci di Dio tra gli uomini, Gesù si è fatto Eucarestia.
Forse ci scordiamo che la presenza e la gloria di Dio sono in terra come in cielo. Eppure Lui ci insegue sempre. Veramente Dio non può restare senza l’uomo suo figlio. Nemmeno noi, figli di Dio, possiamo vivere la nostra felicità senza ricordare, vivere ed essere felici nell’accettare cordialmente la presenza di Dio tra di noi.