Dio tenero 2

Dio tenero 2
Il Padre tenero ha affidato l’espressione fattiva della propria tenerezza, alla “mansuetudine” di Gesù. E Gesù, creando una chiesa, per restare sempre con noi in questa chiesa, ha affidato l’esercizio della propria tenerezza, lungo il tempo, alla “madre” Chiesa.
Noi, quando siamo autenticamente noi stessi, siamo la tenerezza di Dio nel mondo. Che cosa è quel’”amatevi, come io vi ho amato” se non un “incarico” di tenerezza fraterna?
Perché non pensare ai sacramenti come attuazioni della tenerezza del Padre?
Il Padre che fa nascere, che nutre, che perdona, che rinforza, che attende di abbracciarci durante la nostra agonia.
Nella Chiesa i sacramenti sono come il fasciarci di tenerezza da parte di nostro Padre. Purtroppo talvolta una certa disciplina regolamentatrice sembra allontanarci dai sacramenti, e non attivarci cordialmente ad essi.
Un esempio chiaro è il sacramento della riconciliazione, ossia dell’abbraccio del Padre con un figlio amareggiato: è stato trasformato in un tribunale, che condanna o che assolve, quasi sembra accantonare il Padre in un secondo piano.
Nel Vangelo notiamo la differenza di atteggiamento dei farisei e di Gesù al contatto con i peccatori. “Io non ti condanno. Va’ in pace e non peccare più!”. “Oggi sarai con me nel Paradiso”. “Sono venuto per i malati, non per i sani”. “Misericordia voglio, non sacrifici”.
Noi, chiesa, come vediamo le censure ecclesiastiche? Segni di tenerezza?
Però, per essere noi la continuazione della mansuetudine di Gesù, forse è opportuno iniziare dalla mansuetudine verso noi stessi.
29.07.19

Dio tenero 1

Dio tenero 1
Fin dalla prima volta (caro P. Di Fonzo) che ho udito una descrizione dell’evangelista S. Luca, che lo designava come “scriba mansuetudinis Christi”, mi sono sentito lieto.
Anche nella cosiddetta educazione seminaristica o fratesca, emergeva una severità legale, più degna di un Dio grande e severo, e anche vendicativo, in modo tale che si doveva star bene attenti davanti ai suoi comandi, intesi come legge. Ogni legge contiene una quota di vendetta: “È così, e guai se non obbedisci!”.
L’Antico Testamento, non nascondeva affatto la misericordia di Dio verso il suo popolo, ma solo verso il suo popolo, non verso gli Egiziani.
La grandezza e la potenza di Dio erano ricordate frequentemente, in particolare nella loro efficacia nella storia.
Anche per il cristiano Dio è grande. Basti ricordare che Egli ha creato cielo e terra, e tutto l’universo. Il che davvero non è poco.
Eppure per ammirare e per godere tutto l’amore dolce (di questo Dio sovrano e onnipotente) è dovuto nascere Gesù, il mite e mansueto Figlio del Padre. E Luca ha colto e sviluppato questo aspetto di Dio.
La cifra del Padre, come si è svelato in Gesù, è la sua misericordia. Il nome di Dio è misericordia, ci ricorda un libro di Kasper.
Il Padre verso di noi, suoi figli poveracci, non può non sfoderare tutta la sua tenerezza paterna. Forse l’Antico Testamento, quando ci mostra un Dio punitore, ci vuol mostrare che per aiutare le proprie creature, talvolta deve trattare duramente coloro che le insidiano.
29.07.19

Verità non accondiscendenza

Verità non accondiscendenza
Gesù è pieno di comprensione per le nostre debolezze, ma non è accondiscendente con i nostri errori: non può esserlo, perché lui è la verità.
Il primo grosso errore, che riusciamo a perpetrare nei suoi riguardi è quello di misconoscerlo. Accettare lui oppure rifiutarlo, è questione di vita o di morte… eterna.
Da questo punto di vista si comprendono le posizioni ferme di Gesù, i suoi discorsi estremi. “Non sono venuto a portare la pace, ma la divisione”: figlio contro il padre, figlia contro la madre e… perfino suocera contro nuora.
Gesù sapeva che il suo “beati” non era indicazione di acquiescenza, ma di stimolo a imboccare la strada corretta e giusta. Gesù ci ama e perciò ci stimola. Lo stimolarci di Gesù è quello di una persona che conosce le nostre capacità, e, per onorarle, le vuole attive.
È vero, il suo stimolo non è a punte di forcone, ma a forza di dolcezza. “Venite alla mia scuola, perché il mio insegnamento è dolce, e il mio carico è leggero”. Anzi è leggerissimo, perché pur di farci operare secondo lui, infonde in noi lo Spirito, forza e amore di Dio.
Gesù attira per farci agire. Il Vangelo è una serie di attenzioni di Gesù per attirarci e dalla sua parte e alla sua persona.
La stessa preghiera, vissuta nella gioia del contatto affettuoso con il Padre, è un modo di attirarci a Gesù e al Padre e allo Spirito.
La chiarezza di Gesù non è severità, ma onestà, che indica la strada sicura, la definisce, e indica anche le conseguenze della deviazione da essa … per non perderci.
21.05.19

Correggere Pietro

Correggere Pietro
Succede che anche quando crediamo di aver conosciuto Gesù, in realtà non lo comprendiamo.
Mi fa pensare a questo, l’episodio narrato da Marco, quando riferisce ciò che avvenne nei pressi di Cesarea di Filippo.
Gesù chiede ai suoi apostoli: “Che cosa dice la gente che io sono”. Cerca di sondare il pensiero di coloro che l’incontrano. “Tu sei profeta, tu sei questo, tu sei quest’altro”. Nessuna risposta lo inquadra per ciò che egli è. Finalmente Pietro spara la risposta esatta: “Tu sei il Cristo!”. Nel testo di Matteo, la risposta è più ampia: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!”.
Ebbene dalla risposta di Pietro sembrava che tutto fosse chiaro. Allora Gesù espresse con chiarezza la sua missione: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire…” ecc. Non l’avesse mai detto! Pietro lo vuol correggere, perché il Cristo descritto da Gesù, non è il Cristo pensato da Pietro.
Ecco la cantonata presa da Pietro. Il suo messia, non corrispondeva al Messia descritto da Gesù. Pietro si sente offeso e vuol correggere quel Gesù, che egli pur ammirava.
Questa immagine “gloriosa” invade talmente Pietro, che quando vede “quel” messia, flagellato, percosso, condannato, Pietro lo rifiuta, rinnegandolo.
Perché Pietro si converta e cambi idea, deve accadere la Risurrezione di Gesù, del Messia. In Gesù risorto Pietro ricupera l’immagine del Messia glorioso! Ed è conversione. Eppure Gesù l’aveva detto: “Dopo tre giorni…”.
La nostra conversione è basata sulla Risurrezione di Gesù.
13.07.19

Il Padre ci bada

Il Padre ci bada
Nei Vangeli ci imbattiamo in molte persone, che domandano grazia a Gesù. Questo ricorda anche quello che Gesù insegnò circa l’insistenza della preghiera, portando anche l’esempio di quella donna petulante che si rivolge al giudice.
Gesù ascolta, si commuove, aiuta.
Inoltre ci sono anche episodi, che riportano Gesù che benefica, quantunque non invocato. Infatti esiste un’invocazione che non può o non sa diventare parola, ma è iscritta semplicemente nell’esistenza.
Gesù si trova presso la piscina delle pecore, piscina delle guarigioni. Giace colà un paralitico di lunga data. Gesù gli si accosta e chiede: “Vuoi guarire?”. L’iniziativa muove da Gesù.
Gesù vede transitare un funerale. Gesù ebbe compassione per la madre vedova del giovane morto. Disse: “Non piangere!”. S’accostò alla bara: “Giovane, te lo comando: alzati!”. La morte si trasformò in festa.
Gesù legge i cuori, i desideri, le necessità. Perciò ci affidiamo totalmente a lui, alla sua sensibilità.
Ricordo ancora una frase pronunciata da una giovane, decine di anni or sono: “Nessuno mi bada”.
Gesù ci bada. Il Padre, caro e amorevole, ci bada. Per ricordare questa cura di Dio, da piccoli ci avevano assicurato la presenza dell’Angelo custode, anche perché i catechisti non sapevano spiegare come un Padre potesse badare ai miliardi di figli.
Gesù ci bada. Perciò la nostra preghiera preferisce la riconoscenza, il ringraziamento. La canzone: io non sono solo, anche quando sono solo. “Voi mi lascerete solo, ma io non sono solo”: disse Gesù.
Anche le dolorose sterzate della vita, fanno parte della provvidenza del Padre.
03.08.19

Bambini senza Gesù

Bambini senza Gesù
Ringraziamo il Padre per averci fatto nascere in un ambiente cristiano, che ci ha educati a riconoscere Gesù vero Uomo e vero Dio: Gesù “intero”.
Sto pensando, con pena, ai bambini che nascono in ambiente islamico, ai quali – secondo il Corano – è presentato un Gesù “slavato”: bravino, profeta, ma non Dio. Al posto suo, ci si deve appoggiare a un povero uomo, che tra i suoi meriti ebbe quello di dichiarare guerre. Certi suoi epigoni lo onorano anche oggi con lo stesso metodo.
Ripeto: sto ricordando con pena. Quei bambini sono privati – oltre che della rivelazione autentica di Dio – anche della gioia di aver un “tale” amico.
E anche della gioia di cantare un ringraziamento a Gesù, come sto ascoltando ora, cantato da un gruppo di ragazze africane.
Purtroppo anche in ambiente, una volta cristiano, le famiglie, che rifiutano di avere troppi figli (due o tre?), non insegnano ad amare Gesù fin da piccoli. Perché? Perché dicono di essere liberali e di lasciare che da più grandi i loro figli sceglieranno. Evidentemente in queste famiglie liberali e intelligenti non si insegna ai bambini come e se mangiare: lo sceglieranno da più grandi.
I genitori di quel tipo non sanno che la dimensione religiosa e quella di fede in Dio, è connaturale con l’uomo. Nelle culture nelle quali non si parla di Gesù e di Dio, i bambini spontaneamente si creano idoli. Ho notato che una bambina, che adorava – a modo suo – la bambola che le incuteva fiducia, quando le tolsero la bambola, cadde in forte depressione.
10.08.19

Bambini con Gesù

Bambini con Gesù
S. Agostino, che le ha provate tutte, avverte: “Tu Dio, ci hai creati per arrivare a te, e il nostro cuore è inquieto se non approda in te”.
La natura umana è fatta per Dio, il vero Dio non i fantocci creati dagli uomini. Porta sicura per raggiungere Dio, è Gesù: “Nessuno raggiunge il Padre, se non attraverso di me”. Quindi è naturale arrivare al Padre, attraverso Gesù, ed è naturale sentire di essere fatti per il Padre, strada Gesù.
Gesù quindi fin da piccoli. E noi siamo i graziati per aver conosciuto e amato Gesù.
Oggi corre la moda tra i genitori di trascurare Gesù nell’educazione dei figli. Questo trascurare è grave. Genitori, non rapite Gesù ai vostri figli. Privateli di chissà quale cianfrusaglia inutile, ma non privateli di Gesù.
Questa rapina disgraziata di Gesù probabilmente è perpetrata da genitori che non hanno mai assaporato la dolcezza di Gesù. Quindi non riescono a capire che un bambino senza Gesù è semplicemente un denutrito da sfamare.
La rapina di Gesù è perpetrata in famiglia; non solo, ma pure nella scuola, (via i crocifissi!), nella società, e – che Dio non voglia – negli oratori e nei seminari. In quest’ultimi, sebbene non sia tolto Gesù, può avvenire che non si sazi di Gesù la persona: può esser donato un Gesù non totale, un Gesù decurtato.
Lui è tutto per noi, perché soltanto tramite suo, il Padre è tutto per noi.
È necessario pregare affinché i genitori non rubino Gesù ai figli.
10.08.19

I pochi salvatori

I pochi salvatori
Noi, credenti in Gesù, che cosa stiamo a fare nel mondo? Seguiamo la norma dei più: “mangiamo, beviamo, ci divertiamo, il futuro non ci interessa”? Oppure consideriamo e viviamo la nostra vita, guardandola sotto un’altra prospettiva?
Noi siamo certi che il Padre veda e ami noi, e ci vive inseriti nel suo misterioso progetto della creazione. Noi occupiamo un posto che il Padre ci ha affidato, perché la sua volontà si compie in cielo e in terra.
Vivendo, noi occupiamo sicuramente il posto affidato dal Padre, per realizzare in esso la sua volontà di salvezza e di amore. Non siamo schegge perse nell’universo, ma collaboratori creativi dentro la creazione.
Eppure qualche volta ci accorgiamo del valore della nostra esistenza.
Mi aggalla in mente una duplice situazione di “salvezza”, ossia di armonia con il Padre, che crea e che salva “ciò che ha creato”.
Salvare l’anima. Salvare gli uomini.
Fin da piccoli ci avevano inculcato la necessità di “salvare l’anima”. Oggi quel salvare l’anima, di aristotelico sapore, non regge più di fronte al “salvare la vita” o, meglio, accettare la salvezza, che ci dona il Padre, ed essere sicuri del nostro ultimo esito felice.
Però siamo qui anche per salvare il mondo. Quando Abramo pregava Dio per la salvezza di Sodoma, Dio avrebbe risparmiato la distruzione di Sodoma, per la presenza in essa di pochi giusti. Noi, credenti in Gesù, siamo i pochi giusti, che salvano il mondo a,che senza avvedercene.
11.08.19

Amore perverso

Amore perverso
Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra. Lo ripetiamo a nostro Padre ogni giorno.
La volontà del Padre attuata, anche in questo momento nel quale scrivo, in cielo è l’infinito, semplice, travolgente amore “spontaneo” trinitario.
La volontà del Padre in terra, è ancora il suo amore infinito e misericordioso, che Egli inietta nel cuore di ognuno di noi.
Amore spontaneo, che ci invade e ci pervade, e che rende dinamica la vita. Amiamo il cibo che ci garba, il libro che ci illumina, la passeggiata che ci ristora. Amiamo il sole, e le ore di questa giornata. Siamo spontaneamente pronti ad amare chi ci ama e ci aiuta, e chi presenta dei tratti di personalità, che noi ammiriamo. La nostra vita è intrisa di amore e di attraimento verso cose, fenomeni o persone che colpiscono positivamente la nostra sensibilità.
Sì, tutto è grazia, perché tutto è amore. Desideriamo che tutto sia amore, fino a chiamare amore quella perversione, che è altruismo, l’anti-amore.
Quante volte mi è toccato di udire: “Ho fatto l’amore con una prostituta; però l’ho pagata!” E tu chiami “amore” lo sfruttamento egoistico del corpo e della mente di una donna!
“Ho fatto l’amore con il mio amante”. Doppia perversità: amante che offende tua moglie o tuo marito. E questa vigliaccheria la chiami amore, mentre si oppone all’amore autentico che è fatto anche di fedeltà.
Purtroppo il modo perverso di nominare l’amore, per nascondere l’egoismo, oggi siamo abituati a udire che è amore, senza sentire ferite le nostre orecchie!
01.08.19

Farci astuti

Farci astuti

L’affabilità di Gesù si mostra anche nell’uso delle parabole. Con esse vuole agganciare anche “quelli di fuori” che non riescono a capire. Con i suoi parla apertamente e spiega.
La parabola è stimolo. Il succo della parabola sta “nella cornice” ossia in ciò che viene prima o dopo. Prima: “a questo proposito…”. Dopo: “così è per coloro…”.
Mi sto soffermando sulla parabola riconosciuta come quella del “fattore infedele”: capitolo 16 di S. Luca.
Il fattore, o amministratore, imbroglia il proprio principale, per ricavarne una sicurezza economica per il futuro.
Alla fine il principale, chiaramente beffato, che cosa fa? Loda la scaltrezza dell’imbroglione. È un bell’esempio di dabbenaggine. E Gesù prende spunto da un imbroglione, per parlare addirittura del “Regno dei cieli”!
Eppure la parabola è corredata da una raccomandazione di Gesù: “Fatevi amici con la ricchezza ingiusta, perché quando essa verrà a mancare, vi accolgano nelle tende eterne” (Lc 16, 9).
Dove troviamo la nostra ricchezza “ingiusta” (che non ci appartiene)? Eppure da essa dipende la vita eterna?
Che si tratti forse di una ricchezza non nostra, e che nonostante ciò abbiamo tra mano? Una ricchezza posta a disposizione, grazie a un dono immeritato?
Utilizzando questa ricchezza, che non è nostra né prodotta da noi, noi diventiamo capaci di compiere grandi cose e di assicurarci un futuro tranquillo nella casa eterna?
Che forse tale ricchezza si chiami “grazia”?