Sempre verso il bene

Sempre verso il bene
Esistono delle frasi pronunciate a discredito di una persona, che alla fine provocano una reazione, che si volge a lode di quella stessa persona.
L’episodio, nel quale quella frase è pronunciata a discredito di Gesù, è ripreso, per esempio, nel Vangelo di Matteo. Gesù incontra un paralitico, per il quale la gente domanda la guarigione. E Gesù, quasi di brutto, esce con quel: “Sono rimessi i tuoi peccati!”. Agli orecchi dei farisei questa frase è chiaramente una bestemmia: “Chi può rimettere i peccati se non solo Dio?”.
Per i farisei Gesù è un presuntuoso bestemmiatore.
Gesù prende lo spunto per dimostrare che la sua “bestemmia” era semplicemente verità, confermata dalla guarigione del paralitico, e conclusa con la lode di Dio da parte dei presenti.
Dalla critica maligna Gesù trova il modo di dire: “Ebbene, è proprio vero ciò che dite: io rimetto i peccati perché sono Dio!”.
Altre volte, come leggiamo in S. Giovanni, contro Gesù fu rivolta la critica: “Chi pretendi di essere?”. In realtà la sua non era una pretesa ma una realtà, confermata “almeno dalle opere!”. Dalla critica alla realtà: da un male un bene.
Anche S. Agostino vedeva nel male la evoluzione verso un bene, tanto da indicare il peccato ”una felice colpa”, che ci ha donato il Redentore. In Gesù è costante questa dinamica: dalla malattia alla guarigione, per esprimere poi il fatto più grande: dalla Croce alla Risurrezione.
Questo si avvera sempre nella vita del vero credente: dall’umiliazione alla certezza, che proprio allora si è più sicuri dell’amore del Padre per i piccoli.
05.07.18

Fin dal grembo

Fin dal grembo
“Fin dal seno di sua madre sarà riempito di Spirito Santo” (Lc 1, 15): questa frase dice l’Angelo a Zaccaria, il padre di Giovanni Battista.
Credo che per i credenti e per gli antiabortisti, la frase è significativa: ogni istante, dal concepimento in poi, è dono di Dio e sua presenza. Lo Spirito di Dio non trascura nessun istante della vita di ogni persona.
Come psicogenetista, conosco quanto influisca nella vita della persona, il periodo prenatale. Perciò si indica alle madri di passare la gravidanza con serenità, evitando sia traumi psichici, sia intossicazioni fisiche. Lo sapeva anche l’angelo che raccomandava l’igiene per il futuro figlio. Come già fece la madre di Samuele.
Però l’episodio ci indica che Dio previene fin dal concepimento. Dio non viene, solo dietro le preghiere di Zaccaria (”la tua preghiera è stata accolta”), ma previene con il suo Spirito. É quello Spirito che rende il feto di Giovanni capace di intuire la presenza dello Spirito, nel feto di Gesù che gli si avvicina e che era stato “concepito di Spirito Santo”.
La sensibilità del feto, è sì capace di registrare i sentimenti della gestante, ma è anche munita di Spirito Santo, che rende lo stesso feto, capace di registrare la fede e la preghiera sia della gestante che dell’ambiente familiare, nel quale è inserito. Le vecchie famiglie, che recitavano il rosario!
Ciascuno di noi è stato riempito di Spirito Santo fin dal grembo materno, e anche questo ha influito sulla nostra fede.
28.06.18

Più vizi, meno civiltà

Più vizi, meno civiltà
Solitamente il progresso della civiltà di misura dal progresso della tecnica: dalla pietra, al bronzo, all’elettronica. Più tecnica, più civiltà.
Ma è proprio così? Non è forse nel progresso di umanità? Più “persona” rispettata e promossa, più civiltà? Io non mi trovo nel lodare solo la tecnica evoluta, dove c’è il disprezzo della persona. Nei Romani grande tecnica nell’erigere monumenti imperituri e nello stendere strade sicure e commerci fiorenti, e poi il grande divertimento collettivo nel godere, nel circo, l’ammazzamento di persone, per il gusto dell’ammazzare.
La civiltà si misura sul modo di divertirsi. Anche oggi. Dove sta la civiltà nelle orge, nei postriboli, nella droga, nel disprezzo del diverso, nel commercio e nella finanza che affamano intere popolazioni per la pancia di altre, la supremazia di razza, e la guerra santa dell’ISIS?
Tempo fa c’era stato un vero progresso di civiltà, quando era bandito l’amore vero per tutti, la proibizione di “uccidere”, l’aiuto ai poveri, il superamento della pretesa che l’uomo fosse il culmine di ogni realtà, ed altro. Quando quella civiltà si propagava, le persone erano sicure e rispettavano la vita di tutti, dal piccolo all’anziano.
Oggi questa civiltà sembra tramontare, per ritornare a prima di quella autentica rivelazione civile, e al progresso per il vero bene della persona. Corre il grave pericolo di ritornare alla barbarie, seppure con giacca e cravatta … e … telefonino.
Solo Dio ci può… mantenere e salvare.
06.08.18

Nel mistero l’amore

Nel mistero l’amore
Una breve riflessione a favore di quelli che si lamentano della realtà di Dio trino, passandola per una astruseria da scartare. Noi invece parliamo della gioia di un “mistero”.
Uno scienziato molto profondo, tanto che le sue scoperte, anche durante i congressi erano intuite solo da due o tre persone, mentre le applicazioni tecniche gli davano stranamente ragione.
Un giorno egli incontra un giovane e sente di volergli bene, un bene vero e sincero. Egli cerca di donare tutto di sé a questo giovane. Soprattutto ciò che egli amava e stimava di più. Nonostante gli sforzi per capire, per il giovane le scoperte dello scienziato erano… arabo. Però nonostante questa difficoltà intellettuale, restava tra i due un amore profondo, che li teneva uniti. Alla morte lo scienziato lasciò in eredità al giovane tutti i suoi scritti, anche gli appunti, zeppi di “geroglifici illeggibili”. Il giovane ebbe la retta idea di non bruciare gli scritti, ma di porli a disposizione di coloro che li volevano compulsare.
Restava l’affetto, nonostante il mistero della scienza.
La scienza di Dio è infinita, poiché egli parla di se stesso. La creatura, che Dio ama, non sempre comprende l’intima natura di Dio, ma intuisce che in essa è un valore immenso, e si meraviglia dolcemente che una persona così grande, si sia degnata di amarla. Eppure l’amore è grande, e suscita amore di risposta.
Poi legge gli scritti lasciati da Dio (non da Zoroastro, o da Maometto) e dentro vi trova tutto l’amore di Colui, da cui ha ereditato gli scritti. Può essere capitato così a Giovanni?
09.07.18

Digestivo??

Digestivo ??
Questa volta anch’io mi dò alla pubblicità. Un digestivo rapido, che produce benessere, già in chi l’ha sperimentato.
La sera, dopocena, in famiglia di solito lei si pone a rigovernare le stoviglie (è un dovere di massaia) e lui accende il telegiornale (è un dovere di cittadino cosciente).
Qualcuno ha già sperimentato il nuovo digestivo, da prendere dopo il pasto, quando si è ancora seduti al desco.
La procedura è semplice.
1° Si apre a caso un libretto, che si intitola “Vangelo” (e questo è l’unico costo da affrontare; però è una spesa compiuta una tantum, e incide pochissimo sul bilancio familiare, anche in una famiglia di operai).
2° Si legge la prima frase che viene sotto l’occhio (di lui o di lei, non fa differenza).
3° Poi l’uno o l’altra chiede: “Che cosa ne hai capito?” Il primo dei due che risponde vince un punto, che serve allo sconto sulla pena del Purgatorio. Il secondo solo mezzo punto. I punti vinti, alla fine del mese si assommeranno, per meritar un “ben fatto” da parte di una massaia perfetta (che risponde al nome di Maria di Nazareth).
4° Si scambiano le idee (o le ignoranze) tra i due. Uno ripete l’idea o l’ignoranza dell’altro, per costatare se aveva capito bene.
5° Si legge l’orologio. Alla fine dei tre minuti, bisogna smettere, perché il quarto arresta la digestione.
Poi, senza accorgersene, i due sono così sereni (la parola di Dio cancella il peccato: chi ne è esente?) che si trovano insieme prima a rigovernare le stoviglie e poi nel guardare il televisore.
10.07.18

Andare a Gesù

Andare a Gesù
A Gesù arrivavano prostitute pentite, e lui non le respingeva, ma le difendeva non per il loro mestiere, ma per il loro pentimento. Ed ecco pronta l’accusa dei farisei.
Ai farisei non faceva problema l’uomo che andava alla prostituta o la persona che rendeva peccatrice l’adultera, ma la donna che si prostituiva o quella che accoglieva l’adultero. Gesù invece accoglieva le pentite, non le accostava per indurle al peccato, ma alla salvezza. Le prostitute andavano da lui sì, ma per essere liberate dal peso che il mestiere aveva gravato sulla loro coscienza.
Gesù diventava così l’amico dei peccatori, dei deboli. Evitare Gesù coincideva con il rimanere nel peccato, e perciò nell’insoddisfazione esistenziale.
Raggiungere Gesù è essenziale, tanto più che Gesù vuol raggiungere noi. Ed ecco l’Eucarestia, il rapporto veramente intimo tra Cristo e noi.
“Ti mangerei di baci”: ho udito dire a una mamma, che parlava con il figlio in fasce. La compenetrazione delle vite è una situazione di maternità. Alla compenetrazione tende l’Eucarestia.
A Gesù si arriva, col desiderio, con l’affetto, con la vicinanza mistica. Gesù arriva a noi con lo Spirito Santo: “Ricevete lo Spirito” disse agli Apostoli indirizzando il suo soffio su di loro. Poi a noi, oltre il suo soffio creatore, dona la sua persona umana (carne) per restare sempre con noi fino allo scadere del tempo. Resta nella sua chiesa, che si raduna per “ricordarlo” in modo icastico, reale.
06.07.18

Padre! Rivoluzione

Padre! Rivoluzione
Certamente il Vangelo ci indica la grande “rivoluzione” di Gesù nella semplice e sola parola “Padre”.
Il Padre Nostro manifestamente specifica la funzione, e in essa l’essenza, del Padre. Il “nome” ossia “Dio”, in Gesù non viene cancellato, ma specificato nel suo aspetto. Quel “nome” interpretato in modo da regime assoluto nelle religioni antiche, ora viene specificato non al modo politichese di regime, ma alla bellezza di un incontro familiare. Le preghiere al Dio terribile, distruttore, al quale ci si rivolgeva “urlando” per farsi ascoltare, lo troviamo in casa nostra, perché siamo figli, ossia familiari. Perciò accettiamo gioiosamente che il suo “regno” (la sua presenza) sia tra di noi (non lontano), perché il suo stesso volere avviene qui da noi in terra, come sta avvenendo in Lui, cielo.
Cambia il mondo, e cambia la storia. La nostra democrazia, che evita gli assolutismi, si riallaccia all’Illuminismo, quello che ha creato la “fraternité” della Rivoluzione francese. Una fraternità un po’ manchevole, perché nasce orfana (non riconosce Dio Padre) e monca (i re, i nobili, i preti e i frati non erano fratelli e perciò votati alla ghigliottina). Tuttavia il senso dell’eguaglianza non esisteva nel satrapismo antico, e nemmeno nel “popolo eletto”.
Quando mi impongono di recitare certi salmi, mi viene da sorridere e da far un occhiolino di intesa con il Padre sapendo che “non è così”, nel reclamare vendetta, soppressione, annientamento dei nemici.
Padre: serenità, dolcezza, abbandono, sicurezza: proprio come in cielo così in terra.
04.07.18

Pregare nello Spirito 2

Pregare nello spirito 2
Se io prego, sono strumento dello Spirito, che prega in me. Perciò Gesù ci assicura: “Chiedete e otterrete”.
Il Vangelo indica che cosa chiedere, proprio guardando Gesù, e ricordando il “potere” che comunicava ai suoi collaboratori: guarire, cacciare i demoni, annunciare il Vangelo. Ossia: integrità fisica, salute psichica (senza “demoni”), acquisizione della verità (lo Spirito che prega in noi è lo Spirito di verità).
Poi c’è una preghiera, non soltanto accolta da Gesù, ma firmata da lui, e perciò garantita: il Padre nostro. Quando si prega, bisogna entrare nel Padre nostro ed essere sicuri che lo Spirito sta pregando in noi.
Chiedere: “Il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono”. Questo è il fulcro della preghiera: chiedere lo Spirito Santo. Ogni richiesta che si oppone allo Spirito, anche se espressa in forma di preghiera, non è ascoltata.
Ecco allora la preparazione necessaria alla preghiera: vedere se siamo in armonia con Gesù. Preghiere inutili o iniettate di vendetta, non sono in conformità con lo Spirito di Gesù, che indica di “pregare per i nemici”.
L’abitudine di saperci e di sentirci “strumenti” dello Spirito che prega in noi, è un entrare felici nella preghiera. È questa un’abitudine che si acquista non con esercizi psichici di raccoglimento autoimposto, bensì con il “saperci” strumenti dello Spirito, dal momento che ci si accinge a pregare in qualsiasi situazione, nella liturgia o chiusi nella stanza, dove il Padre vede.
18.07.18

Tutto a tutti

Tutto a tutti
Paolo nota, nella sua lettera ai Corinzi (1 Cor 9, 19 ss), che si è fatto servo di tutti per guadagnare il maggior numero a Gesù. “Mi sono fatto giudeo con i Giudei”… mi sono fatto “senza legge” (ossia pagano) “per guadagnare i senza legge”. Tutto per guadagnare il mondo a Gesù.
Oggi in Italia è frequente l’adesione al buddhismo (come fece Baggio), o all’Islam (come fece anche il mio amico Zanolo), lasciando le sponde dell’adesione a Cristo. Lo si fa per guadagnare a Gesù, o per perdere anche Gesù?
Paolo è contrario a coloro che pretendono di sottomettere il cristianesimo alla legge, ossia all’Ebraismo. Egli afferma che l’Ebraismo deve sottomettersi alla corrente di Gesù. Gli aderenti al buddhismo o all’Islam lo fanno per portare a tutti Gesù, costituito da Dio Salvatore di tutti?
Noi, credenti, portiamo sempre Gesù in noi. Quando accostiamo un musulmano, gli poniamo accanto Gesù, quel Gesù, che, con il Padre, è “in” noi.
Quando accosto un islamico, in qualunque modo, anche attraverso lo studio della fenomenologia delle religioni (come mi è capitato di insegnare), io sono sempre il contenitore di Gesù.
Forse questa verità di essere “il tempio di Dio” (come dice S. Paolo), sfugge a molti cristiani. Questi ammirano certi tipi di religiosità che vedono in diversi ambienti religiosi, e non s’accorgono che essi sono un pallido e certo riflesso dello Spirito di Gesù.
24.07.18

Comunque Gesù guarisce

Comunque Gesù guarisce
Nei Vangeli troviamo due episodi, che si possono raffrontare tra di loro: Giairo e il centurione. Due padri angustiati per la grave malattia del “pais” (centurione) e della “thugater” (Giairo). Il “servo” e la “figlia”. Due giovani in pericolo, e due “padri” in ansia e in cerca del guaritore.
I due danno per scontato che Gesù può guarire.
Gesù vuol recarsi sul posto. “Verrò e lo guarirò”: dice Gesù al centurione. “Gesù alzatosi lo seguì”: si dice di Gesù, che accompagna Giairo.
Ma ecco la differenza tra i due richiedenti: il centurione trattiene Gesù dal recarsi a casa sua: “Non sono degno”. Giairo lo accompagna.
Gesù si adatta. Però la differenza tra le due fedi è chiara: “Poni la tua mano su di lei”: chiede Giairo. “Comanda soltanto con la parola”: lo prega il pagano.
Fede nell’intervento “in loco”: Giairo. Fede nella potenza autorevole e autoritaria nella parola: centurione.
Gesù sa di dover compiere il bene, eppure loda la fede “a distanza” del centurione.
Nell’episodio di Giairo, si nota una terza fede, quella della donna tormentata da perdita di sangue. Lei non si mostra, non chiede né invita, ma agisce di nascosto: quasi una fede “furtiva”. Non chiede, ma “pensa fra di sé”. Ella ruba di nascosto la guarigione. Gesù se ne accorge, e allora la fede furtiva diventa patente: “Coraggio! La tua fede ti ha salvata”. È bella l’esortazione al coraggio, perché la donna era tremebonda per il gesto furtivo da lei compiuto. A Gesù si può strappare grazia, se vige la fede
02.07.18