Il dono della rivelazione

Il dono della rivelazione
Gesù, per misericordia di Dio, ci ha svelato Dio. Anche i profeti, antecedenti a Gesù, hanno avuto la certezza di Dio, perché lo intravvedevano nella natura e nella storia, e poi lo descrivevano secondo i limiti della loro cultura.
Per svelarsi, Dio si è fatto uomo, e anche allora si è fatto intuire e credere attraverso le possibilità umane. Eppure in queste abbiamo appreso di Dio, ciò che la mitologia non era riuscita a esprimere. I miti dei pagani, il loro Olimpo, sono commoventi sforzi di descrivere l’oltre indescrivibile. Resta sempre il fatto che “Dio nessuno l’ha mai visto; l’Unigenito Dio (= Gesù), che è nel seno del Padre, lui ha svelato” (Gv 1, 18). La persona e la parola di Gesù sono preziose per aggiustare il nostro spingerci a scoprire questo mistero, che è l’universo.
Perfino le cinque vie tomistiche di “dimostrazione” dell’esistenza di dio, sono teneri sforzi di dimostrare l’esistenza di Dio, che in quella dimostrazione è data come assioma di ciò che di vuol dimostrare.
Gesù porta a noi ciò che resta al di sopra di ogni tentativo umano di affermare Dio, espresso anche come “motore immobile”.
Dio hanno preteso di coglierlo o con la logica filosofica, o con i miti che intendono descrivere la dinamica nascosta della natura. Però la scienza vanifica i miti, e la rivelazione umilia la filosofia, quando pretende di dimostrare qualche cosa di divino. Anche la teologia, che evita la rivelazione, proprio da questa viene sconfitta.
03.09.18