Gesù rassicura

Gesù rassicura  

Laddove il Vangelo ricorda la trasfigurazione di Gesù, troviamo anche il comportamento dei tre apostoli scelti per poi testimoniare sia Gesù sia il proprio vissuto.

Alla voce autorevole che gli indica di “ascoltare”, ossia di sottomettersi, essi cadono per lo spavento. Sono esterrefatti: grande spavento, questo dice il testo.

È questa la solita reazione di fronte all’inatteso? È la percezione di un divino pesante? C’è quasi una rispondenza tra l’”ascoltatelo” e la paura?

A questo punto ecco Gesù, quel Gesù che pure li aveva invitati.

Sembra quasi che Gesù si interponga tra il “sublime” e la paura umana davanti al mistero.

Il Vangelo così ricorda Gesù: si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi: non temete!”.

In Gesù si risolve la contraddizione tra la paura del mistero, e la povertà umana. Dove si trova la paura davanti al divino (ricordiamo le ricerche di R. Otto?) l’intervento di Gesù porta la serenità, la pace.

La religione, in tutte le sue forme, genera paura, incertezza, smarrimento, scrupoli. La presenza di Gesù, di persona oppure tramite la fede, che è sempre sorretta dallo Spirito Santo, genera e regala pace.

Gesù si avvicinò! Dopo la Risurrezione è sempre vicino: l’Eucarestia ce lo conduce vicino e intimo.

Gesù li toccò, quasi a svegliare in essi il senso della umana materialità.

Poi disse: ancora una volta la sua parola crea, produce.

Credenti e religiosi

Credenti e religiosi  

Dio non lo si adora a Gerusalemme (il tempio), né su Garizzim (altro tempio), ma nello spirito e nella verità. Di questo ci assicura Gesù, secondo il Vangelo di Giovanni.

Gesù non ha fondato una religione; ne aveva già troppo della religione nella quale s’era trovato a vivere. Era così insofferente da trasgredire il nucleo di quella religione, tanto da non tener conto dell’apice di essa: il riposo del sabato.

L’avevano capito bene i cristiani del primo tempo, che si radunavano per il “ricordo” di Gesù, e andavano al tempio per praticare la religione.

Gesù viveva la libertà dalle istituzioni, trasgredendo, per esempio, il sabato, e indicava alle persone tale trasgressione, indicando ai guariti di accollarsi la barella, ciò che i sacerdoti non riuscivano a digerire.

Il tentativo di “religionizzare” la rivelazione, tra l’altro ha anche influito sulle eresie.

Certe osservanze religiose, assunte anche dalla “chiesa”, possono anche aiutare la fede in Gesù, ma corrono anche il pericolo di sostituire la fede.

Allora, staccare ogni atto dalla fede? Distinguere sì, per non affidare alle religioni, la salvezza che si attua soltanto nella fede. Al caso, servirsi di atti religiosi, se favoriscono la penetrazione della fede. Però essere convinti che siamo salvati dalla fede, che ci lega a Gesù e tramite lui al Padre.

Scambiare “chiesa” (raduno dei chiamati da Gesù per continuare la sua vita) per una religione tra le altre, ingenera un grave errore di prospettiva.