Preghiera
Riflettendo sulla preghiera, mi torna alla memoria quel “elevatio mentis in Deum”, appreso a scuola.
Oggi mi chiedo: obbligo, sfizio, dono?
L’obbligo riguarda la preghiera o la recita delle preghiere? I santi mi dicono: chi prega si salva, chi non prega si danna. E allora?
I chierici e i religiosi sono obbligati alla recita delle ore canoniche. Recita obbligata, è lo stesso di “pregare”? Mi sovviene la barzelletta udita quando avevo sedici anni (ho presente anche chi me la raccontò e che adesso gode della visione del Padre). Diceva: i canonici, obbligati alla recita delle ore, stavano appunto recitando le ore, quando scoppiò un furibondo temporale. Allora chiusero la recita delle ore per mettersi a pregare.
Preghiera può essere uno sfizio o un meccanismo. Qualche persona per conciliare il sonno, si mette a recitare le preghiere. Spero che tale recita non sostituisca la conta delle pecore o delle forme di varia numerazione. Certamente qui si tratta di uso di formule, non di preghiera.
La preghiera, che è semplice dialogo con il Padre o con Gesù nello Spirito Santo, è un dolce dono di Dio: adesso, caro figlio, parliamoci: siamo famiglia!
È il dono dell’apertura di Dio a noi!
È di estrema semplicità e di grande gioia. Conversare con il Padre, con Gesù. E conversare immediato: essere coscienti del nostro continuo e immediato contatto con Dio aperto a noi.
Contatto immediato con l’Infinito Padre.
Con Dio non c’è la noia dell’anticamera.
Dio è di famiglia, perché noi siamo la famiglia del “Padre”.