Felicità del cristiano

Felicità del cristiano
La serenità e la felicità è il timbro del cristiano. Questa è la più facile, e spesso dimenticata, opera buona del credente in Gesù. Delle opere buone il nostro Gesù ci dice: “Vedano le vostre opere buone, e glorifichino il Padre”: Perfino il nostro sorriso tende alla gloria di Dio. Il testo è chiaro: “Così splenda la luce di voi davanti agli uomini, di modo che vedano di voi le buone (belle) opere e glorifichino il Padre di voi nei cieli”. Sembra che il naturale completamento delle opere buone sia l’esser viste e causare la lode al Padre.
Allora è necessario mostrare le opere buone? Non è contrario quel “pregare nel segreto” e il non fare come i farisei, che ostentano la loro bella condotta?
Forse la profonda differenza si pone tra i farisei (che operano per esser visti) e l’esser visti quando si esprime la nostra adesione, anche pubblica, alle opere volute da Dio e che, tra la gente, approdano a Dio nel lodarlo. Operare non per essere lodati, ma per lodare Dio, il quale stimola e sostiene le nostre opere della fede. Si tratta quindi di operare in Dio, per stimolare a Dio.
Tutta bontà umana, nei sentimenti e nelle opere, è semplicemente Dio presente nel credente. La gioia del credente in Gesù, deriva da una indecifrabile sicurezza di essere in Dio e che Dio è in lui. È una gioia pervasiva, difficilmente definibile, perché è il riverbero di quello Spirito, che in noi “prega con accenti sfumati, non narrabili e non descrivibili, eppure realissimi”.
Perché tale gioia serena si attui e pervada, è fondamentale credere nel Signore, non solo credere al Signore. Essere uniti a lui, come in un’Eucarestia perenne.
18.02.18