Il Padre per noi

Il Padre per noi
Una parola ha diviso due epoche del credere umano. Essa è “Padre” attribuito a Dio.
Leggo i Salmi ogni giorno, alla cui lettura mi sono impegnato, senza conoscerne il valore e i limiti.
Leggo i diversi politeismi. Lì in essi si nomina un Giove Padre, per esempio. Ma Jupiter (Giove Padre) è padre concubino amante sempre nella cerchia degli dei. Per creare gli uomini Deucalione e Pirra spargono sassi. Altre religioni sono d’accordo con Buddha che reputa di scarso significato la faccenda divinità.
L’umanità non è una famiglia, ma un’accozzaglia di gente più o meno disperata, della quale gli dei si servono per il loro divertimento e per i loro capricci.
Viene finalmente Gesù, che supera il concetto dell’Onnipotente, non cancellandolo, ma potenziandolo con l’iniezione dell’amore nell’onnipotenza, tanto declamata prima di lui, anche per far notare la superiorità di Jahveh (e quindi del suo popolo, come voleva la mentalità di allora).
Il nome che sconvolge il pensiero religioso è “Padre”. Padre nella Trinità, Padre per ogni uomo. Padre di Gesù, e attraverso lui, padre di tutti noi.
Quelle rare volte che odo parlare di Dio tra i cristiani (clero e laicato), difficilmente mi accade di udire la parola “Padre”. Odo più spesso il ricordo dell’Inferno, che non quello dolce del Padre.
Padre, padre per davvero, con tutti i pregi della paternità amorevole, e senza alcun difetto delle paternità umane.
Padre, vicino, nostro coinquilino, nostro amico, consolatore, che ha bisogno d’amare, perché di amore egli è sostanziato.
24.12.17