Rischiarare la preghiera

Rischiarare la preghiera
Rivolgerci a Maria con un “Ave” oppure con un “rallegrati” è un inizio diverso di preghiera. Una preghiera composta e un po’ fredda nell’”Ave”. Un trovarci nella gioia di Dio nel “rallegrati!”.
Quando da bambino mi venivano insegnate le preghiere, tra queste l’Ave Maria, noi bimbi dovevamo assumere un atteggiamento fermo, occhi bassi, mani giunte. Eppure la vitalità del bambino tende al gioco. Sì, esiste un libro che invita i bambini a giocare con Gesù. Però purtroppo la preghiera era privata della festosità del gioco. E così il bambino, pregando, doveva andare contro di sé. Non gli era concesso di scherzare con Gesù, cosicché lo scherzo fosse il suo modo di contattare Gesù e, quindi, di pregare. La preghiera diventava un dovere serio, imposto, antipatico.
Lasciarci allegri, da piccoli e da grandi, e attraverso Gesù con il Padre.
Per pregare compunti, aspettiamo i momenti pesanti: la vita non ce li nasconde e non ce li risparmia.
Ma ogni cosa a suo tempo. Ce lo insegna Gesù.
Quando i farisei rimproveravano i discepoli di Gesù di non osservare, nei tempi debiti (Quaresima?) i digiuni che i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei osservavano e perciò indicavano a Gesù di mettere in riga anche i suoi discepoli, Gesù, come e sempre libero, dice: “Per il momento non digiunano, perché sono come a nozze; però anche per loro verrà il momento dopo le nozze, e allora digiuneranno”. Da un digiuno rituale, a un digiuno esistenziale.
Così è per la preghiera: godiamola quando viviamo e proviamo il contatto con Gesù, poi anche per noi c’è la “nostra croce”.
04.03.18