Amare i nemici

Amare i nemici
Nel brano del Vangelo di oggi incontriamo quel piatto forte: amate i vostri nemici.
Ieri il brano indicava la profondità del nostro atteggiamento nei confronti con il prossimo: non solamente non ucciderlo, ma anche non offenderlo a parole. Un atteggiamento radicale.
Oggi ci viene indicata anche la vastità del nostro atteggiamento di aderenti alla persona di Gesù, verso il prossimo. Amate i nemici. Questo atteggiamento presuppone la situazione naturale e spontanea, che è quella di amare chi ci vuol bene, ciò che compie chiunque (pubblicani e pagani). L’atteggiamento indicato da Gesù, oltrepassa la naturalità, va oltre i confini e raggiunge l’altro: chi è nostro nemico, e frequentemente chi si fa nostro nemico, senza che noi ne provochiamo la sua inimicizia.
A prima vista, qui ci viene proposto l’impossibile: amare chi non è degno di amore (non amico: inimico). La domanda più ovvia è: “Come è possibile?”, che è la stessa domanda fiorita sulle labbra di Maria, quando l’angelo le comunicò la sua maternità, senza contributo maschile. L’angelo a Maria: “Ogni parola di Dio è efficace”. Così, se Gesù ce lo comanda (“amate”: imperativo plurale presente), le sue parole sono cariche di potenza divina. Nel comandare, lui si impegna. Allora non si realizza con le semplici forze umane (pubblicani e pagani), ma con la presenza attiva dello Spirito Santo in noi: a questa attività dobbiamo appoggiarci. Come si appoggiò Francesco di Sales: “Se un nemico mi cava un occhio, lo guarderei benevolmente con l’altro”.
24.02.18