Dio santo

Dio santo
Dio è permaloso?
Da piccoli udivamo dire dai nostri educatori (genitori, insegnanti, catechisti, preti) che colui che pecca (magari mangiando la marmellata di nascosto), offende Dio, e Dio lo castiga: ed ecco apparire sullo sfondo le fiamme dell’inferno. Dio offeso, castiga. Questa immagine di un Dio offeso e castigante (=permaloso) riappariva anche durante la confessione sacramentale, perché si ricorreva al confessionale per evitare l’inferno, placando così un Dio permaloso e corrucciato.
Povero Dio, quale scempio si faceva della tua immagine di Padre, Padre reale e autentico, non per modo di dire.
Perfino nei salmi questo Dio non permaloso, talvolta riaffiorava.
“Se i suoi figli peccheranno, li castigherò, ma non ritirerò il mio amore”. E si ripete che Dio “è grande nel suo amore”.
Forse un’idea del dio permaloso e vendicativo, da attribuire forse a certi dei pagani, come il Moloc, resta un po’ filtrata in certi strati della dottrina cristiana.
Nella Scrittura l’idea tra castigo e correzione, purtroppo accostabili nel linguaggio biblico, ha influito su un Dio, che corregge sempre perché Padre, ma che non può fare a meno di castigare o almeno di minacciare un castigo (perfino eterno: inferno!).
Perfino nella legislatura umana il carcere è indicato come occasione di ravvedimento! E nel Vangelo?
No, mio papà Dio non è permaloso, ma soccorrevole quando vede un suo figlio caduto.
31.05.18

Gesù buono

Gesù buono
Mi risuona (una leggera persecuzione?) una frase del Vangelo di Marco: “Perché mi chiami buono?”.
Quel “perché” sia nel greco che nella versione latina è espresso non con un avverbio (cur, quare), ma con un pronome interrogativo. A me piacerebbe fosse tradotto con una frase sinonimica: “per quale motivo”.
Io non conosco il tono, con il quale Gesù si è espresso. Però, in base al tono, saprei se era diniego, oppure richiesta di spiegazione.
Se fosse diniego, allora Gesù rifiuta di essere chiamato buono. Se è spiegazione, allora si entra nel mistero. Se solo Dio è buono, allora anch’io sono buono, in quanto Dio.
Nel seguito dell’episodio, c’è una parola, che ci fa propendere per una risposta non severa: “lo amò”.
L’incontro aveva creato un’atmosfera di vicinanza, quasi di intima familiarità: “lo amò”. Guardando lo amò. Sguardo di intensa comprensione e partecipazione. Un desiderio di portare a “perfezione” ossia totalità l’esperienza del giovane: “Ti manca una cosa ancora!”.
La totalità, la perfezione (l’aggiunta di una cosa) rende triste il ricco: non riesce a passare dalla ricchezza alla totalità. Davanti a Gesù, la ricchezza produce tristezza. Per seguire Gesù e far parte dei suoi, la ricchezza diventa zavorra. Zavorra, dalla quale ci si libera aiutando i poveri.
L’atmosfera, di comprensione e di amore, diventa un mortuorio. Però solo nel buio, Pietro si accorge che quanto aveva fatto lui abbandonando le reti, era diretto nella strada giusta.
29.05.18

Santificare

Santificare
Leggendo il Vangelo di Giovanni, sempre gravido di presenza del Padre in Gesù e negli apostoli, leggo la traduzione italiana del versetto 19 del capitolo 17.
L’italiano ufficiale recita: “Per loro consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità”. Il latino usa il verbo “sanctifico”, tradotto con “consacro”. Il greco ha “santifico” (aghiazo). Sappiamo che soltanto il “Santo” trasmette santità. Gli uomini distinguono il “sacro” dal profano. Cioè destinano un luogo alla preghiera e al sacrificio, mentre tutto il resto è profano, ossia fuori della recinzione del sacro.
Evidentemente i termini “santo” e “sacro” si possono unire, quasi a indicare l’unione tra Dio e l’uomo (sacrosanto), ma di per sé hanno origine diversa. Può darsi che il greco e il latino si riferiscano a Gesù in quanto uomo. Ma mi pare che nel contesto del capitolo 17, la parola ”santo” sia più appropriata.
La traduzione italiana credo che abbia le sue buone ragioni, però il termine greco ci trasporta dentro Gesù, il santo che rende santi gli uomini. La santificazione “nella verità” di cui scrive il Vangelo di Giovanni, é la santificazione per essere assimilati a Gesù-Verità, al suo Vangelo, all’opera dello Spirito Santo, che dopo la risurrezione di Gesù, conduce la Chiesa alla “verità totale”. Perciò si tratta di una santificazione nello Spirito vero e Spirito di verità.
Gesù quindi ci vuole “nella verità” e per questa “santifica se stesso”.
22.05.18

Profeti inquietanti

Profeti inquietanti
Talvolta ci troviamo a vivere in un ambiente, che può essere anche il quotidiano, che rifiuta o la nostra persona oppure le nostre idee – normalmente senza averle capite.
L’opposizione dell’ambiente è rivolta a chi esprime una novità.
L’essere respinti è perché si è un genio (le grandi scoperte nascono in collisione con l’ambiente: Einstein, Galileo…), o perché si è un rivoluzionario che non vede le novità capaci di inserirsi nella tradizione per arricchirla, ma solo per distruggerla o principalmente per distruggerla, e in essa per distruggere le persone (rivoluzione francese, russa…), oppure perché si è un profeta, che vede lontano l’evolversi in meglio della situazione presente, quasi attendendo che il futuro dia ragione. Non è impossibile che sia capitato anche a noi qualche volta di essere profeti!
Tutta la presente pappardella di parole per arrivare a parlare del grande profeta, molto grande e perciò molto contraddetto e ostacolato, ma con un futuro che ancor oggi gli dà ragione: Gesù.
Gesù conosceva bene il destino dei profeti, perciò avvertì i suoi, che avrebbero subito persecuzioni, come le subiscono i profeti.
Perché la profezia, di qualsiasi genere, irrita tanto? Irrita sempre chi non ha speranza e si ingolfa sempre più nel consueto, e si nutre dell’egoismo che nel sempre fatto trova la sazietà.
Il profeta sollecita la speranza, e mostra sempre le “cose avvenire”, e nutre la scontentezza per l’aver raggiunto e sorride al nuovo che verrà.
29.05.18

Conoscere Gesù

Conoscere Gesù
Perché neppure i cristiani vogliono conoscere Gesù? Perché il pratico rifiuto di Gesù nel trascurare il Vangelo?
Forse perché conoscere Gesù rivoluziona la vita. Conoscerlo davvero Gesù, è lasciarlo entrare nella vita. La conoscenza di Gesù, come la conoscenza del Padre, ci fa uscire da noi per “entrare” nell’infinito, abbandonando l’attracco alla sponda dell’egoismo.
Dimenticare Dio! È lo sforzo del satanico, infiltrato nella nostra vita. Dove Gesù è presente, anche soltanto con la semplice presenza del conoscere intellettivo, una parte almeno del satanico in noi, di dissolve. Troppe persone cercano l’esorcista, e trascurano il Vangelo! Mentre sarebbe più facile, più fruttuoso, il dissetarci dal Vangelo. Magari poche gocce di Vangelo ogni giorno.
Conoscere Gesù è il desiderio, l’esigenza dello stesso Padre. “Il Padre conosce me e io conosco il Padre”. “Vi ho manifestato la persona del Padre”.
Circolarità di conoscenza, ossia di esperienza. Gesù conosce il Padre, perché nel suo agire e nel suo parlare, sperimenta la presenza del Padre. Se sperimentiamo Gesù, in lui sperimentiamo Dio, senza perderci in elucubrazioni filosofiche o teologiche. Vivere la presenza del Padre in Gesù, è impresa semplice. Non viaggi a santuari, non cattedrali sublimi. Conoscere Gesù, sperimentarlo. Tutti noi abbiamo “sperimentato” Gesù, appena qualcuno ce lo ha fatto avvicinare. L’ amore a Gesù è l’esperienza più facile e più immediata di tutte le esperienze, perché “per lui!” siamo stati creati.
14.05.18

Aborto e Papa Francesco

Aborto e papa Francesco
Ti viene proprio la nausea, vedendo come certo giornalismo titola una dichiarazione di una suora sul Papa, circa la contraccezione.
Il titolo, del resto più stupido che maligno dice: “Il Papa indica i preservativi a una suora”. È titolo maligno, e quindi stupido.
Da come il titolista ha confezionato la dicitura, sembra che il Papa abbia consigliato alla suora di usare il contraccettivo, sottintendendo che la suora deve lei stessa usare il contraccettivo: un bocconcino prelibato per i gossip cercatori di scandali.
La suora invece richiama un vecchio (vecchio di secoli) principio morale del “male minore”. Ossia è un consiglio di scegliere tra due mali, quello di minore gravità, che però sempre male resta, ed è condannabile.
Ma certi giornalisti, probabilmente in chiara malafede, riportano una frase fuori dal contesto, e ne fanno una bandiera.
Il contesto era chiaro. Gli aborti, clandestini principalmente, erano frequenti presso una popolazione. Aborto, per la scienza e per la morale è la soppressione di una persona in divenire, ossia un’azione, che viene annoverata tra gli omicidi.
Il preservativo è l’uso di un anticoncezionale, immorale, ma che si colloca tra le immoralità dell’uso di una sessualità fuorviata. È un’immoralità che non uccide la vita di nessuno.
L’omicidio è gravissimo. La sessualità distorta è grave, ma non mina la vita di nessuno. Si tratta di consigliare un male minore (che male resta) per evitare un male più grave.
07.04.18

In vista della fede

In vista della fede
Gesù indica lo scopo del nostro essere uniti in lui e tra di noi. Lo scopo è chiaro e non si restringe al gruppo dei credenti. “Affinché (ina: greco) il mondo creda che tu mi hai inviato” (Gv 17, 21)
La nostra concordia, nei cuori e nella stessa fede, non si confina nel personale benessere e nell’assicurazione della salvezza personale, ma si allarga come confessione concreta di fede, fede che, confessata, diventa contagiosa di fede in Gesù e di salvezza.
La funzione della fede è una funzione personale e sociale. La fede in quanto socialità non è riconosciuta “dal mondo” ma anche purtroppo non è riconosciuta dagli stessi credenti. Eppure poco si pensa che la divinità di Gesù ebbe sì la funzione del vivere “la gloria”, ma il Padre volle il Figlio divino, perché salvasse il mondo, immettendo in esso il seme del divino. Perfino il delitto della crocifissione fu trasformato in segno e pegno di salvezza.
La “gloria” che Gesù ci ha donato, ossia la nostra partecipazione alla grandezza e all’amore di Dio, non è un titolo nobiliare affibbiato sulle spalle dell’uomo, ma è un compito e una forza, che ci rendono apostoli ed evangelisti, non tanto con le parole, ma piuttosto con la vita.
Essere cristiani non indica un’appartenenza a un gruppo sociale o etnico, ma è la trasmissione di una forza divina, che per sua natura, traspare da noi, e da noi si irradia a beneficio della fede del mondo.
12.05.18

Misteri e mistero

Misteri e Mistero
Noi viviamo immersi nei misteri. La persona che incontriamo per noi è un mistero. Tant’è vero, che cerchiamo subito di classificarla e di interpretarla secondo i nostri schemi consueti per superare l’ansiosità che quella persona presente suscita in noi. Quasi subito, a fior di pelle, cataloghiamo chi ci sta davanti come simpatiche, antipatiche, neutre. E dire che la persona non si è neppure rivolta a noi!
Il mistero si acuisce quando maschi e femmine si incontrano. Per l’uomo la donna è un mistero, e reciprocamente per la donna l’uomo è un mistero. Evidentemente non tanto per la donna e per l’uomo, quanto piuttosto per questa donna e per questo uomo. Tale mistero non si svelerà mai del tutto, per quanti manuali o per quanti psicologi si consultino.
Però, mentre per il mistero umano troviamo qualche scappatoia, più o meno intelligente, per non lasciarci opprimere dal buio, di fronte a un altro mistero si rivela piena la nostra incompetenza: è il mistero di Dio, quel mistero che ci sollecita (come ci sollecita e ci turba il mistero della vita) ma che non riusciamo mai ad afferrare.
Ci aiuta allora l’ausilio della profezia, ossia della luce di Dio, filtrata a noi dai profeti, e principalmente dal profeta dei profeti, Gesù. Lui ci “descrive” Dio nel suo rapporto con gli uomini: è quel Dio che nessuno ha mai visto. Tra i profeti è il più accreditato, perché non solo ci trasmette la verità su Dio, ma anche “contiene” quel Dio che è verità. Eppure: “Chi è costui al quale i venti e il mare obbediscono?” (Mt 8, 27). Eppure …
19.04.18

Contro lo Spirito

Contro lo Spirito
Le bestemmie sono perdonate, il peccato contro lo Spirito, no!
Certamente la bestemmia non è inezia, e non la si può fare con leggerezza. La bestemmia autentica è offesa diretta contro Dio. Dio perdona, appunto perché non è permaloso. È opportuno riconoscere l’errore e la volgarità, poi rivolgersi pentiti al Padre, e lui ci riaccoglie nella sua tenerezza.
Perché è imperdonabile il peccato contro lo Spirito Santo? Perché è la negazione della verità. È il porci in posizione lontana da quanto Dio rivela, direttamente o indirettamente, di sé. La bestemmia, in qualche modo distorto purtroppo!, riconosce Dio, almeno come oggetto del nostro disprezzo. Il peccato contro lo Spirito, è un non accettare la verità che viene da Dio ed è Dio. Non può essere perdonato, perché nega Dio e la sua verità, e quindi la sua misericordia. Esso non può esser perdonato, non perché Dio “castiga””, ma perché il peccatore si trincera contro Dio, trincerandosi contro il vero, il reale! Il peccato conto lo Spirito è un gettarsi disperatamente nel vuoto della menzogna, e appoggiarsi a essa. L’appoggio al nulla.
Il Vangelo ci offre un esempio netto del peccato contro lo Spirito. Gesù è Dio e opera da Dio e secondo Dio. Gli scribi affermano che lui è diavolo, e agisce secondo gli ordini di Beelzebù, il capo dei diavoli. L’opposizione è chiara: Dio e Satana. Il vero e il santo, di contro il menzognero e il dannato. Non c’è possibilità di accordo. I due campi sono opposti. L’unico che salva è Dio, l’unico che porta alla perdizione è Satana.
Che dire dei nostri dubbi su Dio e su Gesù? Che dire su quanti negano la verità del Vangelo?
09.06.18

Laici e religiosi salvati

Laici e religiosi salvati
Ciò che è religioso e ciò che comunque è laico, possono essere vissuti nella fede che è in Gesù. L’esempio macroscopico ci viene dalla chiesa primitiva, e non senza alcune grosse titubanze perfino in S. Pietro.
I religiosi ebrei furono uniti ai laici pagani, per fondersi nell’unità della fede in Gesù. Paolo ne fa una bandiera per il proprio apostolato. Il laico odierno reclama la propria libertà da ogni vincolo religioso. Non ne ha del tutto torto. Da certe forme di costrizione religiose si era svincolato Gesù. Eppure Gesù non si era “liberato” dal Padre e dallo Spirito, sostanza della fede.
Certamente un certo laicismo si vuol liberare dalla religione per non subire vincoli nel comportamento morale. Per ciò stesso esalta la “libertà” sessuale, la libertà di omicidio dei non nati, la libertà nell’arricchirsi a danno dei poveri, insomma tutto quanto è proclamato dal libertarismo. Però il libertarismo richiede “leggi” libertarie, quasi non accorgendosi che anche così si adegua alla legge, ossia non è esente da “dipendere”.
Eppure Paolo si rivolge anche ai libertari di Corinto, quelli che la storia definiva come corretti, e che poi, nella fede in Gesù, scoprono la “legge” naturale, quella che in Gesù li costituisce, finalmente, uomini.
Gesù non impone leggi, perché lui offre semplicemente vita. E così le categorie di vita e di morte, assumono un nuovo significato. Gesù offre se stesso, via, verità, vita. Abbracciare Gesù, è assicurare la nostra salvezza.
10.04.18