L’inganno

L’inganno
I latini ricordavano, fin da allora!, che vulgus vult decipi, ossia che il volgo vuole essere ingannato,. Se dobbiamo vedere le Scritture ebraico-cristiane, troviamo che fin dall’inizio Eva e Adamo accolsero ben volentieri l’inganno del serpente. È vero che Adamo ed Eva erano sempliciotti, che non avevano frequentato gli studi universitari, duranti i quali si impara in modo scientifico anche l’arte di essere ingannati.
È vero: possono ingannare il volgo, per esempio, il droghiere, il cartolaio, il vicino di casa, perfino (udite, udite!) il prete o il vescovo (non voglio salire di più, perché non ne ho competenza). C’è però un luogo dove l’inganno è bandito: la politica. Per essere eletti i politici non riescono a ingannare, forse anche perché pensa già l’elettore a ingannare se stesso. Forse si dà qualche eccezione là quando un politico inganna se stesso, e, quindi, gli è irresistibile il bisogno di ingannare gli altri. Ma è eccezione. Può darsi che qualche politico bisticci con se stesso nel settore della cultura, quando crede di conoscere i segreti del mondo e della storia e quindi si presenta laureato, senza mai aver conseguito una laurea; o quando, maschio, si immagina di essere femmina e si unisce a un maschio, o quando è ateo, e brandisce vangeli o rosari, o quando sa che non può mantenere le promesse e promette a tutto spiano.
Ripeto, presento delle ipotesi di inganno, ma non mi sento di applicarle a nessun politico di casa nostra. Vede Dio.
Resta però l’inquietante frase latina, che ha travalicato i secoli ed è giunta a noi. Vulgus vult decipi. Se poi arriva uno e annuncia la verità tutta intera, lo crocifiggono.
28.12.18