La firma di Dio

La firma di Dio
“Io e il Padre siamo un’unica realtà” (il testo recita: siamo uno).
Questa affermazione di Gesù, in modo uguale o analogo, la troviamo ripetuta nel Vangelo di Giovanni. È la frase che scandalizzava i Giudei di allora e di oggi, e gli islamici di sempre. Il Corano la combatte direttamente (e i musulmani non sanno quel che perdono!).
L’affermazione di Gesù, come è riportata nel Vangelo (10, 30), arriva quasi inattesa.
Gesù parla delle “mie pecore”. Quelle pecore che “ascoltano la sua voce”. Il latino recita “audiunt vocem”, il greco usa un verbo (akuo), che non è solo “udire”, ma “ascoltare”. Ascoltare include un’attenzione particolare a quanto si ode.
All’attenzione di ascolto delle pecore, Gesù indica un suo riscontro: “e io le conosco e mi seguono”.
Sono così bene seguite da Gesù, che la conseguenza è chiara: “Io do loro vita eterna e non periranno affatto in eterno, e nessuno le strapperà dalle mie mani”. Gesù motiva la propria sicura affermazione perché le pecore sono un dono del Padre a lui, e quanto è del Padre nessuno lo può strappare.
A questo punto della dimostrazione, Gesù pronuncia la frase citata sopra. È come la firma di conferma, la firma di Dio sull’operare di Gesù.
Perciò l’opera e la parola di Gesù hanno quella conferma di Dio, sulla quale si fondano la nostra fede, la nostra speranza, il nostro amore, la nostra certezza nel camminare in un mondo pericolante.
30.06.19