Tutto scusa

Tutto scusa
Quando una persona è conscia dei propri limiti e dei propri errori, non si sente di scagliarsi contro gli errori degli altri… eccetto che non di-venti ministro del governo.
Quanto più accettiamo di essere portati a errare, tanto più ve-diamo con bontà gli errori degli altri. Non si tratta qui di chiudere gli occhi, ma di aprire il cuore.
Gesù è reo davanti alle leggi. Con l’adultera il suo comportamento è decisamente illegale: la legge impone la lapidazione, e Gesù: “Neppure io ti condanno!”.
Perfino davanti a scandali dei fervorosi e responsabili del suo tempo (forse oggi i “grandi” sono tutti perfetti?) Gesù non incita alla ribel-lione, ma s’accontenta di indicare: “Ciò che dicono, fate, non fate ciò che essi fanno!”. Gesù parlava di coloro che erano sulla cattedra di Mosè, fa-risei e scribi.
S. Paolo, che pure non era tenero contro i difetti dei Corinzi, ri-cordava che la carità “tutto scusa” (1 Cor 13, 7).
Certamente lo scusare gli altri ha il potere di suscitare in noi il piacere della serenità. Scusando gli altri, il primo bene che facciamo, lo facciamo proprio a noi. Inoltre facendolo a noi, lo facciamo a tutto quel corpo di Gesù, che è la comunità cristiana, con la quale siamo stretta-mente congiunti. Ogni nostro bene, ogni nostra preghiera, sono bene e preghiera che vive tutta la chiesa. Ma va anche ricordato il reciproco: ogni male nella Chiesa è, in qualche modo, un male di tutti noi, del quale è doveroso “pentirci” più che giudicare.
14.02.19